Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Sport e politica (1953)

Leggo attentamente gli articoli che pubblica l'"Unità" sul ciclismo e sugli atleti della bicicletta e non mi pare che voi seguiate una linea veramente sportiva. Perché ve la prendete con Coppi prendendo spunto da ragioni politiche? E che male c'è se il criticato corridore non è della vostra idea? - (Un vero Sportivo - Savona)

           Permetta che le dica che anch'io tengo a qualificarmi "un vero sportivo" (magari con la s minuscola, non dico per modestia, ma solo per precisione grammaticale) e permetta ancora che le confessi in un orecchio che da bravo sportivo, ho anch'io la mia passioncella nel mondo del ciclismo (come ce l'ho nel mondo del calcio) e che essa si chiamava e si chiama tutt'ora Coppi. Tra sportivi (e coppiani per giunta) dovrebbe essere facile intendersi e sono certo che, nel corso della nostra cordiale conversazione, ci intenderemo.
           Dunque lei, e giustamente, è entusiasta di Coppi. Ma l'entusiasmo verso il grande atleta non deve farle dimenticare la verità dei fatti, non deve portarla a chiamare responsabile l'Unità di una situazione che noi non abbiamo creata e contro la quale, anzi abbiamo reagito dopo che Coppi, cedendo alle pressioni della "parrocchia del biancofiore" aveva messo il suo grande nome al servizio di una parte politica. Noi non abbiamo mai giudicato gli atleti in base alle loro concezioni politiche: da quale parte sia schierato Bartali lo sanno tutti i seminaristi d'Italia, ma ciò non ci ha mai impedito di esaltare il grande valore di uno dei più straordinari atleti che ricordi la storia del nostro ciclismo, come non ha impedito a decine di migliaia di comunisti di far parte della grande famiglia dei bartaliani. Ma quando Coppi, non il signor Coppi, ma l'atleta Coppi, appena giunto sul traguardo di una nuova vittoria, con ancora il caschetto di protezione e la maglia rosa addosso, simboli del rischio e della gloria della sua battaglia, firma un telegramma diretto a De Gasperi per augurargli "di affrontare vigorosamente l'ultima salita verso la vittoria finale", telegramma destinato ad essere ripetuto sino all'ossessione dalle cornacchie della RAI, ad essere pubblicato in neretto su tutti i giornali della catena governativa e riprodotto in milioni di volantini con tanto di scudo crociato, ossia quando Coppi permette che la famelica ingordigia democristiana si butti anche sul suo nome e confonda la vittoria di un atleta con il tentativo di truffa dei clericali, la "sportività" è già travolta, la purezza dei sentimenti sportivi è già contaminata e la protesta non riguarda il politico ma lo sportivo. La protesta avrebbe dovuto riguardare anche lei, se è un vero sportivo (e coppiano per giunta), e non verso di noi ma verso Coppi e verso coloro che come lupi affamati si sono lanciati sulla sua gloria.
           Tanto più che la vittoria di Coppi, proprio perché voluta "costi quel che costi" dalla parrocchia del biancofiore, rappresentata nella circostanza dal signor Torriani, organizzatore del Giro d'Italia nonché candidato d.c. a Milano, appare con molte e molte ombre per quello che è accaduto nella tappa di Bolzano (l'accordo Coppi-Koblet non rispettato da Coppi) di cui hanno parlato tutti i giornali.
           E poi, egregio amico, come si fa ad accusare il nostro giornale, che unico in Italia fra tutti i giornali di partito dedica una intera pagina allo sport, di voler fare con lo sport della bassa politica, quando i clericali, alla caccia del 50% più uno, hanno giocato con i nomi di Binda, Barassi, Bertolino?
           E, precisando meglio cosa vuol dire "politica" per certa gente, cosa hanno a che fare con lo sport gli apparenti capricci di Coppi sul Tour, capricci dietro i quali si cela la concorrenza delle grandi industrie della gomma e delle biciclette?
           Il "forchettismo" non è una nostra spiritosa invenzione, è il fangoso marchio con il quale i clericali, i "fuoriclasse" della corruzione, vorrebbero segnare ogni attività del nostro Paese.
           Una grande battaglia è in corso per il rinnovamento della società nazionale, grande battaglia che deve essere combattuta anche per la salvezza del nostro sport, portato a vergognosa decadenza proprio dall'affarismo e dall'antisportività degli attuali dirigenti che pur osano chiamarsi sportivi. Noi siamo schierati anche in questa bella battaglia e la polemica nei confronti di Coppi, il prestigioso atleta amato da milioni di uomini semplici vuol contribuire a tenere questo grande campione nella luce di una vera sportività, per quanto ciò è possibile in una situazione dominata da interessi industriali e da combinazioni tutt'altro che pure.




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