Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Ambasciatore galoppino (1953)

Nel corso della campagna elettorale l'unico ambasciatore di cui hanno dovuto parlare i nostri giornali per i suoi viaggi qua e là per l'Italia e per i suoi discorsi è stato l'ambasciatore americano, signora Clara Luce. Non esistono norme nel diritto internazionale che vietano l'intervento di altri Stati negli affari interni di un Paese? Il nostro governo non ha nulla da dire in proposito? (Manlio L. - Genova)

           Non mi pare che la questione si debba discutere dal punto di vista giuridico poiché i principi dell'autogoverno e dell'autodecisione dei popoli sono da tempo acquisiti nel diritto internazionale.
           Questi principi, che erano stati calpestati dal nazismo e dal fascismo, vennero posti a fondamento dell'azione comune delle Nazioni Unite nel corso della seconda guerra mondiale. Essi si trovano esplicitamente riaffermati nella Carta Atlantica, firmata da Roosevelt e da Churchill (agosto 1941, Punto terzo: «Essi rispettano il diritto di tutti i popoli a scegliersi la forma di governo sotto la quale vogliono vivere»), ricordati negli accordi di Yalta (febbraio 1945, a firma di Stalin, Roosevelt e Churchill) e solennemente fissati nello Statuto delle Nazioni Unite (art. 1).
           Questo è il diritto, ma non è secondo i principii del diritto internazionale che agiscono i governi espressi dalle forze imperialistiche che tendono a regolare i rapporti fra i popoli sulla base della forza.
           Non può perciò stupire, anche se indigna, l'azione svolta dagli U.S.A., guida delle forze aggressive del capitalismo mondiale, nei confronti degli altri Paesi per asservirli alla propria politica. Ciò che interessa direttamente noi italiani è il comportamento dei nostri governanti, la loro volontà e la loro possibilità di difendere gli interessi e il prestigio della nazione.
           Ebbene la politica atlantica non solo ha posto in ginocchio i nostri governanti dinanzi ai vari Dulles e Mac Carthy, e persino dinanzi alla Clara Luce, ma li ha ridotti, lontani come sono da ogni sentimento nazionale e paurosi del giudizio del popolo, ad implorare i loro «aiuti» anche nelle forme più bassamente e scopertamente elettoralistiche.
           Una domanda simile a quella da te rivoltami compagno L., è stata rivolta da un lettore al direttore del settimanale «Oggi». E' con profondo avvilimento che ho letto una risposta di questo genere: «Credo che sia piuttosto raro il caso di un ambasciatore straniero che partecipi alla campagna elettorale del Paese presso cui è accreditato. Ad ogni modo, non è il caso di protestare diplomaticamente perchè l'Italia riceve notevoli sussidi americani e deve rassegnarsi, dunque, insieme ai sussidi, a ricevere consigli politici non richiesti».
           Questo è il linguaggio da servo vile che un pennivendolo vorrebbe attribuire al popolo italiano!
           Ma il popolo italiano ha dimostrato di non essere affatto «rassegnato» e il 7 giugno, respingendo la legge truffa, che avrebbe dovuto consolidare l'asservimento del nostro Paese alla politica dei «sussidi» e dei «consigli non richiesti» ha presentato la protesta che De Gasperi non avrebbe mai saputo presentare.
           La signora Clara Boothe Luce avrà così modo di meditare sulla grossolanità e sull'insolenza dei suoi discorsi e dei suoi viaggi elettorali.
           Al ritorno della Calabria l'ambasciatore femmina, disse la storica frase: «Non è vero che il Mezzogiorno d'Italia sia dimenticato, è indimenticabile». Ha avuto ragione. La lezione che il 7 Giugno il Mezzogiorno d'Italia ha dato a lei e agli «atlantici» nostrani è veramente indimenticabile.




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