Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


GAP e SAP (1953)

Ho letto sul nostro giornale la polemica con De Gasperi relativa ai GAP e alle SAP. Un mio compagno di scuola, discutendo con me, ha sostenuto che De Gasperi aveva ragione poiché i GAP e le SAP erano stati particolarmente violenti nell'azione. (Lello M. - Via del Piano, Genova)

           Certamente De Gasperi, quando nei suoi sconclusionati comizi si permette, anche parlando in città partigiane come Firenze o come Genova, di mettere sullo stesso piano i GAP, le SAP e le squadracce fasciste, conta sull'ignoranza di quella parte dei suoi ascoltatori e delle sue ascoltatrici che escono dai salotti e dalle sagrestie e sul compiacimento dell'altra parte degli ascoltatori raccolti fra i rottami del passato monarchico - fascista del nostro Paese.
           A meno che lo stesso De Gasperi. che ai tempi di Buranello, di Di Nanni, di Pesce, di Curiel, di Labò, se ne stava tranquillo nella Biblioteca Vaticana (avesse almeno approntato di quei placidi ozi per conoscere meglio la nostra lingua e la nostra cultura!) abbia tuttora idee molto vaghe sulla Resistenza e raccolga dal pavido tremore dei suoi ben pasciuti gerarchi di oggi la «tremarella» di cui erano invasi i gerarchi di ieri al solo sentir parlare di partigiani.
           Con i termini GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e SAP (Squadre di Azione Patriottica) si definivano quelle formazioni della lotta partigiana che avevano il compito di agire nell'interno delle città occupate dai nazisti.
           Non c'è dubbio che le prime clamorose azioni condotte nelle strade e nelle piazze delle grandi città italiane occupate crearono alcune perplessità anche in simpatizzanti dei patrioti, per il tono di estrema decisione che tali azioni assunsero fin dall'inizio. Ma furono le audacissime e talvolta disperate azioni dei GAP a smentire sin dal settembre del 1943 di fronte alla popolazione nei confronti degli stessi traditori fascisti, la pretesa dell'esistenza di un governo «legale» repubblichino, a porre le grandi masse del popolo italiano dinnanzi alla realtà, dura quanto si vuole, ma insopprimibile, di una guerra civile in atto la cui posta era l'onore e la libertà del nostro Paese, a definire il carattere di occupazione assunto dalla presenza delle guarnigioni tedesche nel territorio patrio, a smascherare definitivamente il tradimento di Mussolini e dei vari Graziani, ad evitare che la corruzione negli animi degli italiani per la predicazione da parte dei servi fascisti di una falsa e capitolarda «concordia» potesse allargarsi, a tenere i tedeschi e i fascisti in uno stato di continuo allarme, di continua diffidenza, di continuo timore e terrore e a fare apparire quanta viltà e quanta inumana ferocia si celasse dietro la loro tracotanza.
           Dai GAP ebbero origine le brigate sapiste, formazioni più larghe nel numero e nella composizione politica, che vennero organizzate in tutti i rioni cittadini e che coordinando la loro azione con quella delle brigate partigiane dei monti permisero la formazione su tutto il territorio occupato dai nazisti di una organica articolazione di assalto.
           Le insurrezioni delle città del Nord nell'aprile del 1945 furono possibili così come avvennero, ossia prima ancora dell'intervento massiccio delle formazioni di montagna e quando le truppe alleate si trovavano ancora lontane dai grandi centri urbani, perchè nelle città i GAP e le SAP avevano agito con sempre maggiore intensità nell'inverno 1944-45. La lotta nelle strade e nelle piazze non solo aveva arricchito l'esperienza e affinata la capacità dei gapisti e dei sapisti, ma aveva scosso profondamente il morale degli occupanti che si sentivano insidiati da ogni parte e che avevano conosciuto il valore delle formazioni partigiane.
           I GAP e le SAP sono l'espressione, nel Secondo Risorgimento d'Italia, del volontarismo patriottico del popolo italiano che segna il nostro faticoso procedere verso l'unità e l'indipendenza della Patria: gapista fu Pietro Micca, gapista fu Balilla, sapisti furono i siciliani dei Vespri e i patrioti delle barricate di Milano e di Brescia; gapista fu Oberdan.
           Ma cosa può dire tutto ciò all'austriaco De Gasperi, il cui spirito è così lontano dall'anima patriottica del nostro popolo?




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