Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Ricchi nell'U.R.S.S. (1953)

Ho sentito affermare da un oratore del gruppo governativo che in Russia si è ricostituita di fatto la borghesia, che vi sono cittadini sovietici che guadagnano molto e che possono formarmi un capitale con il loro risparmio, mentre ve ne sono moltissimi altri il cui guadagno è completamente assorbito dal soddisfacimento dei bisogni della vita. E vero ciò? E' vero che è possibile la formazione di ricchi nell'Unione Sovietica? (Carlo Turchesi - Genova)

           E' talmente connaturata al regime capitalistico la contraddizione che anche quando essa esprime le menzogne anticomuniste cade in contraddizione.
           Alcuni sciocchi slogan dell'anticomunismo, fra i più diffusi, parlano di soffocamento della personalità umana, di appiattimento delle strutture sociali, di compressione del valore degli uomini sulla base del livello minimo e via di questo passo fino a parlare di schiavitù e di lavoro forzato.
           Al contrario altri slogan dell'anticomunismo parlano di nuove stratificazioni sociali nell'URSS, dell'esistenza in quel Paese di privilegiati e di sfruttati, persino di ricchi e di proletari, persino del risorgere di classi antagoniste.
           Anzitutto dobbiamo metterci d'accordo sul significato di alcuni termini.
           Il concetto di borghesia è strettamente legato e dipendente dal concetto di proprietà privata dei beni di produzione e non vi può essere borghesia se non quando il privato cittadino possa essere in grado di impossessarsi dei beni destinati alla produzione di altri beni allo scopo di usarli secondo un suo particolare giudizio di convenienza economica.
           Così pure non si può parlare di capitale se non quando vi sia la possibilità di accrescimento del primitivo valore del denaro messo in circolazione ossia se non quando sia possibile acquistare sul mercato una particolare merce, la forza lavoro, generatrice del plusvalore.
           Inoltre non si può confondere il capitale con il risparmio. Il capitale, fattore tipico dell'economia capitalistica, è formato da beni destinati alla produzione di nuovi beni, mentre il risparmio, fattore che può anche esistere nell'economia socialista, è formato da beni destinati al consumo, sia pure ad un consumo differito nel tempo. In definitiva il capitale entra nel ciclo produttivo della ricchezza mentre il risparmio entra nel ciclo distributivo.
           Nell'Unione Sovietica le fabbriche, le banche, i mezzi di trasporto e di comunicazione, centinaia di milioni di ettari di terra, in una parola i mezzi di produzione, sono nelle mani dello Stato, nelle mani non di singoli ma di tutta la collettività sovietica: manca dunque nell'URSS la base, la radice per la formazione della classe borghese.
           Nell'Unione Sovietica è vietata l'assunzione privata di mano d'opera sia nel campo industriale, che in quello agricolo, che in quello commerciale. Nessun cittadino sovietico può fare lavorare altri per sé, nessun cittadino sovietico può quindi giungere alla formazione del profitto: manca nell'URSS la base, la radice per la creazione del capitale e quindi dei capitalisti.
           La cosidetta nuova creazione di classi si riduce in definitiva nella differenziazione delle paghe e dei salari fra le varie categorie dei lavoratori. Ma cosa ha a che fare tutto ciò con il concetto di «classe», con le definizioni di privilegiati e di sfruttati? Fra l'altro, la graduazione dei salari nell'URSS risponde alla formula generale della società socialista: «da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro».
           Non si riesce veramente a capire perchè il riconoscimento in termini concreti dei valori della personalità umana debba essere motivo per far apparire la società socialista capace di generare dei privilegi. Non si riesce a capire perchè si possa parlare di «classe borghese» solo per il fatto che vastissimi strati di cittadini, prima ancora della costruzione della società comunista, sono stati messi in grado di poter salire, con il loro lavoro e solo con il frutto del loro lavoro, nella scala del soddisfacimento dei bisogni umani.
           Se volete parliamo pure di «ricchi», nel senso di cittadini in condizioni di condurre una vita agevole e confortevole, ma la parola ricco non ha alcun significato nella società socialista per tutto quanto essa esprime, nella società capitalistica, di oltraggiosa ingiustizia, di privilegio, di decadenza, di sfruttamento. Tanto più che ad essa non si può più contrapporre la parola «povero», scomparsa per sempre dal vocabolario del socialismo.




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