Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Socialismo e comunismo (1953)

Poiché secondo quanto ha detto il compagno Morandi il P.S.I. «ha accettato integralmente il leninismo come interpretazione ed integrazione del marxismo», la differenza fra P.S.I. e P.C.I. riportata alla differenza fra socialismo e comunismo, non mi pare chiaramente determinabile (Bruno Giromini)

           Ho tratto dalla lunga e interessante lettera inviatami da un giovane compagno socialista solo un concetto essenziale al quale mi riferirò per fare alcune considerazioni di puro valore formale, augurandomi di poter approfondire in diverse circostanze le questioni trattate.
           Socialismo e comunismo sono due termini che hanno un significato ben preciso nella dottrina marxista. Essi definiscono le fasi della società senza classi che si susseguono dopo la conquista del potere da parte degli operai e dei contadini, due fasi necessarie poiché la società comunista, società superiore, presuppone il raggiungimento dell'abbondanza nella produzione dei beni, il fiorire della cultura, della scienza e delle arti, l'abbandono e il superamento di ogni residuo di educazione e mentalità capitalistica, situazioni che si possono raggiungere solo attraverso una fase intermedia, più o meno lunga, una fase socialista.
           Ma è puro formalismo, non rispondente a come storicamente nascono i nomi dei partiti e se ne fissano le funzioni, far corrispondere il loro programma politico e le loro finalità alle denominazioni (cosa ne pensi del Partito democratico cristiano? Cosa trovi di democratico e di cristiano nelle sue azioni e nelle sue finalità?).
           Per restare nel campo del mondo operaio, vi sono partiti organizzati e guidati con mano sicura secondo i principi del marxismo-leninismo ma che non si chiamano né socialisti né comunisti (esempio: Partito Unificato Operaio polacco, Partito del Lavoro della Corea, Partito del Lavoro svizzero, ecc.) così come vi sono partiti che si definiscono socialisti ma che dai loro dirigenti sono portati a servire gli interessi della borghesia reazionaria (es.: in Francia, in Austria e negli stessi S.U. per non parlare dell'Unione dei comunisti di Tito).
           E in Italia, dove, per ragioni storiche, i partiti della classe lavoratrice sono due, strettamente uniti nella lotta, significherebbe portare su basi astratte i motivi dell'esistenza dei due partiti attribuendo al P.S.I. la finalità di lottare per una società socialista e al P.C.I. la finalità di lottare per una società comunista (fra l'altro un vero socialista sa che la società comunista costituisce l'ordinamento superiore della società nuova senza classi).
           Oggi i motivi immediati della lotta di classe lavoratrice del popolo italiano non sono né il socialismo né il comunismo, ma la conquista di un'effettiva democrazia, la salvezza dell'indipendenza nazionale, la difesa della pace.
           Domani, secondo lo sviluppo della situazione, di cui solo un ignorante presuntuoso può fissare una specie di tabella di marcia, i lavoratori come sempre, troveranno la forma e gli strumenti più adatti per procedere in avanti.




Torna alla videata principale Gelasio