Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Le classi nell'Unione Sovietica (1953)

Voi comunisti affermate che nell'Unione Sovietica vi è l'uguaglianza piena fra tutti i cittadini e che in quello Stato i lavoratori del braccio e della mente sono sullo stesso piano. Però lo Stato sovietico, secondo la Costituzione vigente nell'URSS, è lo Stato degli operai e dei contadini. Non è questa l'affermazione di una supremazia del proletariato sugli intellettuali? (Dott. M.R.)

           Quando il progetto della nuova Costituzione Sovietica venne discusso, nel 1936, in diecine di migliaia di assemblee di diecine di milioni di cittadini in tutto il territorio delle Repubbliche Socialiste dell'Unione affinché essa, prima della definitiva promulgazione, fosse perfezionato dal popolo stesso e fosse arricchito di tutti gli elementi espressi dalla realtà operante nella vita degli individui, della famiglia e delle collettività nazionali, fra gli emendamenti proposti vi furono anche quelli che si riferiscono alla questione da lei posta. Secondo tali emendamenti l'art. 1 della Costituzione Sovietica che afferma «l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è lo Stato socialista degli operai e dei contadini» avrebbe dovuto avere l'aggiunta «e dei lavoratori intellettuali».
           La risposta a questa domanda è stata data dal compagno Stalin nel suo rapporto all'VIII Congresso straordinario del Soviet, tenuto il 25 novembre 1936, ed è dai concetti espressi dal compagno Stalin che io mi riferisco per chiarirle la questione.
           Anzitutto non è esatto usare il termine «proletariato» per indicare gli operai e i contadini nell'URSS. Il proletariato è la classe dei lavoratori che non possiedono altro che la forza lavoro e sono costretti a cedere tale forza a beneficio di chi possiede i mezzi di produzione. Il proletariato è quindi una espressione della società capitalistica, della società divisa in classi nella quale una classe, la classe operaia, è sfruttata dall'altra, la classe dei capitalisti.
           Nello Stato socialista la divisione in classi antiteticamente contrapposte scompare, i mezzi di produzione sono dello Stato, la cui forza dirigente è la classe operaia. Così pure i contadini, schiavi della società capitalistica della proprietà privata e sfruttati dai grandi proprietari terrieri e dagli speculatori, nella società socialista, che vede la scomparsa dei grandi proprietari terrieri e degli speculatori e che introduce il principio della proprietà collettiva (colcosiana), al posto di quella privata, si presentano con una configurazione sociale completamente nuova.
           Gli operai e i contadini sovietici non sono più «proletari» poiché nell'URSS è stata liquidata ogni forma e ogni possibilità di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
           L'art. 1 della Costituzione Sovietica afferma la composizione di classe nella società socialista e le classi della società socialista sono due, classe operaia e classe dei contadini, non contrapposta ma amiche fra di loro poiché hanno interessi perfettamente coincidenti. Gli intellettuali non hanno mai costituito una classe e tanto meno potrebbero costituirla in una società socialista nella quale la differenziazione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale, tipica della società capitalista, tende ad annullarsi.
           Nel concetto borghese l'intellettuale, anche se eccezionalmente proviene dalla classe operaia o dalla classe dei contadini, non ha nulla a che fare con gli operai e i contadini. Esso fa parte di uno strato sociale a cui si pone un sigillo di superiorità, di aristocrazia, nei confronti del proletariato e che - si afferma - è al di sopra delle classi, mentre in realtà viene costretto dalla società capitalistica a servire gli interessi della classe dominante.
           Nella società capitalistica la strada della cultura e della preparazione professionale di grado superiore è privilegio degli abbienti, dei nobili, dei «borghesi»; nella società socialista essa è aperta a tutti i cittadini, a tutti i lavoratori. In una società socialista parlare di operai, di contadini e di intellettuali come tre configurazioni sociali distinte non ha senso poiché operai e contadini possono essere intellettuali (già attualmente il 90 per cento degli intellettuali sovietici provengono dalla classe operaia e dai contadini).
           Certamente oggi che i confini fra lavoro manuale e lavoro intellettuale non sono del tutto scomparsi, come lo saranno nella società comunista, esistono nell'URSS strati di lavoratori che, per la loro formazione e per le funzioni che assolvono, si definiscono sempre lavoratori intellettuali.
           Ma sono essi forse in situazione di inferiorità nei confronti degli operai e dei contadini? Mai più.
           La Costituzione Sovietica, dopo aver affermato, all'art. 1 al quale lei si riferisce, la composizione di classe della società socialista, fissa diritti eguali per tutti i cittadini senza nessuna differenziazione o discriminazione. In tutte le sfere della vita economica, politica, sociale, culturale del Paese i cittadini si muovono in perfetta eguaglianza di diritti e ciò non solo nella forma, come avviene nelle costituzioni borghesi, ma nella sostanza, poiché la Costituzione Sovietica non è un programma ma, come ha detto Stalin, «è la registrazione e la sanzione legislativa di quello che è già stato effettivamente conquistato».
           Nella società socialista gli intellettuali non sono affatto subordinati alla classe operaia, al contrario essi si svincolano dalla schiavitù di fatto in cui sono tenuti nella società capitalista. Essi non sono più costretti a servire gli interessi di un gruppo sociale sopraffattore ma, strettamente legati alla classe operaia e ai contadini, essi pongono la forza del loro intelletto al servizio del popolo.




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