Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Biografie incomplete (1953)

Premetto che non sono comunista anzi forse un tantino avversario. In una discussione avvenuta in ufficio con un collega è stato affermato che l'attuale Presidente del Consiglio quando era deputato austriaco si è manifestato più di una volta di sentimenti anti-italiani. Vorrebbe essere tanto cortese di rispondermi descrivendomi con sufficienti dettagli tutto quanto riguarda l'attività dell'on. De Gasperi durante il tempo della sua permanenza nel Parlamento austriaco? (Carlo Parodi, Genova)

           Per rispondere a questa sua domanda ho cercato di documentarmi il più possibile, ma se mi fossi dovuto accontentare solo delle biografie ufficiali di De Gasperi ben poca cosa avrei potuto dirle.
           Ho sfogliato «Chi è?» (il noto dizionario biografico degli italiani d'oggi), ho consultato le note compilate dalle agenzie specializzate, ho cercato anche nel materiale di propaganda del Partito della D. C., che dovrebbe avere particolare interesse a far conoscere le benemerenze patriottiche del suo presidente.
           Ho letto bellissime cose ma il periodo 1914-18 l'ho trovato liquidato in poche parole (nel « Chi è? » è detto: «Pronunciò coraggiosi discorsi a favore degli italiani oppressi»; nel «Diorama», in quattro o cinque cartelle di note biografiche, in cui si trova persino il modo di farci sapere del conferimento a De Gasperi, nel febbraio del 1949, della Gran Croce Pontificia dell'Ordine Piano, si fa un volo dal 1912 sino al 1918 e la saldatura di tutti questi anni avviene con una frase: «Negli anni della prima Guerra Mondiale, a Vienna, assunse la difesa legale e coordinò l'iniziativa assistenziale in favore degli internati trentini»). Per la propaganda d.c. De Gasperi è essenzialmente l'uomo del 18 aprile, il «salvatore della democrazia italiana», sul periodo austriaco silenzio assoluto.
           Tutto ciò, deve convenirne, è già molto sospetto. Come, un «fiero italiano» qual'è De Gasperi, nel periodo in cui gli italiani combattevano per la liberazione del Trentino, la sua terra, dal giogo degli Asburgo, nel periodo in cui Cesare Battisti e Fabio Filzi pagavano con la vita, impiccati come traditori, la loro eroica fedeltà alla Patria italiana, nel periodo in cui il Trentino era sotto il terrore della dittatura militare dell'Imperatore, questo patriota ha soddisfatto il suo grande amore per l'Italia solo pronunciando qualche discorso «coraggioso» (ma dove, ma quando?) e facendo il «legale» dei perseguitati?
           Non le pare, egregio amico anche se «tantino avversario», che il silenzio o la vaghezza delle informazioni ufficiali sull'attività, in quel periodo, del nostro presidente del Consiglio siano già una chiara denuncia?
           Se quelle note biografiche volessero essere un po' più complete, dovrebbero aggiungere parecchie altre cose.
           Avrebbero dovuto dire che in un rapporto dell'ambasciatore austriaco a Roma dell'ottobre del 1914 è scritto: « Herr De Gasperi sembra convinto della incondizionata fedeltà all'Impero, specialmente delle popolazioni rurali del Tirolo del sud; per esempio egli ha fatto la significativa affermazione che si dovrebbe permettere un plebiscito, si vedrebbe allora che il 90 per cento opterebbe per l'Austria» (che De Gasperi escogitasse sin da allora delle elezioni-truffa?).
           Avrebbero dovuto dire che il gruppo parlamentare al quale, alla Camera austriaca, apparteneva De Gasperi, quello dell'«Italienische Volskpartin» (Partito Popolare Italiano, partito clericale) il giorno stesso dell'entrata in guerra dell'Italia contro gli imperi centrali - il 24 maggio del 1915 - fece una dichiarazione di lealismo verso gli Asburgo (che si può leggere nella raccolta del «Neunes Wiener Jurnal», nella quale si affermava, fra l'altro, «l'Italia e il mondo sappiano che gli italiani dell'Austria deplorano, detestano e maledicono il modo di agire dell'Italia», e si concludeva: «Davanti al tribunale della storia saremo noi i primi e più violenti accusatori. La sentenza è già pronunciata, la punizione è nelle mani di Dio» (era la sentenza che, poco dopo, si sarebbe abbattuta su Cesare Battisti?).
           Avrebbero dovuto aggiungere ancora che quando i! 30 marzo del 1917 il parlamento austriaco ricominciò a funzionare, dopo due anni di chiusura, De Gasperi era regolarmente presente, tanto presente da poter essere nominato «provvisorien schreiftfuhrer», ossia segretario provvisorio della Camera. Non le sembra che ad un «fiero italiano» gli austriaci non avrebbero conferito particolare responsabilità, non le sembra che l'unica benemerenza che essi potevano prendere in considerazione non potesse che essere il lealismo verso gli Asburgo?
           Ma le pubbliche funzioni assunte da De Gasperi nell'impero austro-ungarico, nel periodo in cui gli italiani combattevano nel nome di Trento e Trieste, non si fermano a quelle della segreteria della Camera. Egli è nominato membro di diversi comitati, fra i quali quello per il bilancio, quello por la alimentazione, quello dell'economia bellica, quello per la stampa, quello per il contributo di sostenimento, ecc.. De Gasperi, che evidentemente godeva la piena fiducia del governo austriaco, partecipa dunque attivamente alla vita di numerosi organismi che sostenevano lo sforzo della guerra contro l'Italia.
           De Gasperi era presente al Parlamento austriaco quando fu letta, nella stessa seduta in cui egli veniva nominato segretario, la sentenza che annunciava l'assassinio di Cesare Battisti, che rappresentava al Parlamento austriaco le minoranze italiane ma che, allo scoppio delle ostilità, era corso al posto assegnatogli dalla patria italiana.
           De Gasperi ascoltò impassibile la lettura della sentenza, i verbali della Camera austriaca non registrano nessuna sua parola di protesta, così come non registrano nessun suo «coraggioso discorso» per difendere l'italianità del Trentino e per affermare il diritto della volontà della gente trentina di tornare all'Italia.
           E mentre De Gasperi faceva il suo «dovere» nel Parlamento e nei Ministeri di Vienna, suo fratello Augusto combatteva nelle fila dell'esercito austriaco guadagnandosi la medaglia d'oro. Non vogliamo discutere affatto il valore del fratello di De Gasperi, ci interessa qui solo rilevare che la causa che creava uno spirito eroico nel De Gasperi minore non era la causa dell'Italia, ma quella di Francesco Giuseppe.
           E ancora, cosa ha fatto De Gasperi nel periodo in cui la nostra Patria era trascinata dai fascisti sulla strada della vergogna e della catastrofe?
           Dopo aver votato la fiducia al governo di Mussolini, quando il fascismo era ormai già regime, nel tentativo di trasferirsi a Trieste venne arrestato dai fascisti, ma tornò libero, senza neanche la solita assegnazione al confine, dopo poco più di un anno, per intercessione del Papa. Si rifugiò allora nella Biblioteca Vaticana e di lui non si seppe più nulla.
           Riappare alla vita pubblica nel 1944, alla liberazione di Roma, candidato, con la benedizione papale, alle funzioni di nuovo uomo della provvidenza.
           Le sue esperienze asburgiche non dovevano essere perdute, esse avrebbero dovuto dimostrarsi particolarmente preziose per servire un altro straniero: lo straniero americano.




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