Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Uguaglianza di voto (1953)

Ho assistito al dibattito sulla legge elettorale da te sostenuto ad Oneglia con un dirigente del P.R.I. Vorrei pregarti di chiarirmi l'affermazione fatta dall'oratore repubblicano secondo la quale nell'Unione Sovietica è stata in vigore una legge elettorale che dava più valore al voto degli operai nei confronti del voto del contadini. (Virginia Pagliarini, Imperia)

           Non ho avuta la possibilità di controllare la citazione fatta dal mio contraddittore sulla ineguaglianza di voto fra operai e contadini che sarebbe esistita nel passato nell'Unione Sovietica. Non credo che essa sia stata fatta in termini esatti, ma ciò non ha troppa importanza poiché non ha alcun significato la comparazione di un sistema elettorale italiano, che deve essere giudicato in base alla Costituzione italiana in vigore e in base allo sviluppo della nostra storia, con un sistema elettorale, fra l'altro non più in vigore da decenni, di un Paese che ha compiuto la più grande rivoluzione della storia dell'umanità e che ha dovuto attraversare diverse fasi prima di giungere alla stabilizzazione dei rapporti sociali sulla base di una democrazia di grado superiore, la democrazia socialista.
           Credo opportuno precisarti che mentre il termine «operaio» definisce chiaramente una posizione di classe, non altrettanto può dirsi, nel linguaggio volutamente equivoco della propaganda avversaria, del termine «contadino», poiché con tale termine si abbracciano anche capitalisti della terra, i proprietari terrieri.
           Nei primi anni di vita del nuovo Stato Sovietico, quando l'agricoltura si presentava ancora come un immenso oceano di aziende contadine individuali dal quale, come isolotti, emergevano le forme nuove collettive dei 'sovcos' e dei 'colcos', la cosidetta differenziazione fra operai e contadini di cui parlava l'oratore del P.R.I., non si riferiva ai lavoratori delle fabbriche nei confronti dei lavoratori delle campagne, ma ai lavoratori sia delle fabbriche che delle campagne (operai e contadini) nei confronti dei capitalisti della terra («kulaki» o contadini ricchi). Una tale differenziazione non significò altro, agli inizi della edificazione del socialismo, che l'affermazione della supremazia del proletariato nei confronti delle classi possidenti, quando esistevano ancora forme di economia capitalistica e quando si trattava di consolidare il potere degli operai e dei contadini.
           Dal comunismo di guerra alla nuova politica economica (NEP), alla Costituzione staliniana del 1936, tutti i diritti dei cittadini sovietici si sono costantemente sviluppati per l'affermazione dei principi di una democrazia sostanziale, la democrazia socialista. Si sono sviluppati, ovviamente, anche i diritti elettorali ed oggi il sistema elettorale sovietico è il sistema più democratico del mondo.
           Tutto il cammino percorso dal popolo sovietico si può misurare anche riportandoci ai sistemi elettorali vigenti in Russia prima della Rivoluzione d'Ottobre. Le elezioni del regime zarista costituivano una grossolana mistificazione della rappresentanza popolare. Erano elezioni a suffragio ristretto e indiretto: ai latifondisti e alla borghesia cittadina era riservato il 75 per cento della rappresentanza, ai contadini il 22,5 per cento, agli operai il 2,5 per cento. Le donne non avevano diritto al voto, degli uomini votavano solo coloro che conoscevano la lingua russa, interi popoli dell'Asia Centrale e della Siberia erano privi dei diritti elettorali.
           Oggi nell'URSS votano tutti i cittadini che abbiano compiuto il l8.o anno di età, uomini e donne hanno gli stessi diritti a qualunque nazionalità appartengano, qualunque sia la loro razza o la loro religione o la loro lingua, tutti hanno voto eguale, nella forma e negli effetti, operai, contadini, militari, intellettuali, scienziati.
           Giustificare una legge elettorale come quella congegnata dai quattro apparentati facendo riferimento ad un momento lontano, e della prima fase rivoluzionaria, di un Paese che oggi procede verso l'edificazione del comunismo non ha alcun senso né politico né storico.
           Ma chi non ha argomenti validi si mette a cacciar farfalle. E può capitare, per quanto la cosa possa apparire strana, che andando a caccia di farfalle si prendano dei granchi.




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