Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Accordi di Yalta e Potsdam (1953)

Fra le gravi decisioni prese da Eisenhower dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, vi è la prossima denuncia degli accordi di Yalta e di Potsdam. Quale era il contenuto essenziale di questi accordi? Essi erano sempre in vigore? (Sandro Roberti, Savona)

           Le recenti dichiarazioni di Eisenhower hanno riportato all'attenzione del mondo gli accordi di Yalta e di Potsdam e, come lei ha dimostrato di avvertire, proprio nel momento in cui essi dovrebbero, per volontà degli USA, diventare anche ufficialmente dei pezzi di carta, riferirsi al loro contenuto può essere particolarmente interessante. Rileggere oggi il testo di quegli accordi significa riportarsi, da una parte, a una grande speranza di pace e di libertà che illuminava allora un'Europa straziata dalla guerra fascista e dall'altra misurare quanto nefasta sia stata la politica atlantica per la causa della pace e della fraternità fra i popoli.
           Gli accordi di Yalta furono stipulali nel febbraio del 1945 da Stalin, Roosevelt e Churchill quando dall'Est l'Armata Rossa scendeva vittoriosa su Berlino per attendervi l'arrivo delle armate angloamericane che risalivano dall'Ovest.
           A Yalta gli alleati, prima ancora della cessazione delle ostilità, fissarono le linee di un'azione comune per la soluzione del problema tedesco e gettarono le basi di una organizzazione generale internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza. I «tre Grandi» affermarono allora concordemente «l'inflessibile proposito di distruggere il militarismo tedesco e il nazismo, di sciogliere definitivamente lo Stato Maggiore tedesco che è riuscito ripetutamente a far risorgere il militarismo germanico, di sottoporre tutti i criminali di guerra a giusta e pronta punizione, di eliminare ogni influenza nazista e militarista da tutti i pubblici uffici e dalla vita culturale ed economica del popolo tedesco».
           A Potsdam gli accordi vennero stipulati nell'agosto del 1945 da Stalin, Attlee e Truman, dopo la vittoria definitiva degli Alleati, allo scopo «di attuare la dichiarazione di Yalta sulla Germania».
           E' scritto esplicitamente nel documento: «Il militarismo tedesco e il nazismo verranno estirpati e gli Alleati concorderanno insieme, ora e in avvenire, le altre misure necessarie per assicurare che la Germania non minaccerà mai più né i suoi vicini né la pace nel mondo. Non è intenzione degli Alleati distruggere o ridurre in schiavitù il popolo tedesco. E' intenzione degli Alleati che sia dato al popolo tedesco la possibilità di prepararsi per una ricostruzione della sua vita su una base democratica e pacifica».
           A Yalta veniva inoltre dichiarato che «la creazione dell'ordine in Europa e la ricostruzione della vita economica nazionale devono essere perseguite con procedimenti che mettano i popoli liberati in grado di distruggere le ultime vestigia del nazismo e del fascismo e di creare istituzioni democratiche a propria libera scelta».
           E a Potsdam venivano precisati i principi per la costruzione di una pace durevole in Europa e nel mondo.
           A otto anni di distanza, che cosa resta degli accordi di Yalta e di Potsdam, che cosa resta dello spirito e della lettera di quegli accordi quando si parla di esercito integrato europeo la cui spina dorsale dev'essere costituita dalla Wehrmacht, quando i vari Kesserling, lungi dall'aver ricevuta la «giusta e pronta punizione» danno consigli al Cancelliere Adenauer o fanno pubblici comizi con il linguaggio e con la coreografia hitleriana, quando Eisenhower parla di «liberazione» dei Paesi che si sono scelti forme di governo che non sono gradite dai monopolisti americani? Che cosa resta di questi accordi dopo la creazione del Patto Atlantico, antitesi aperta dalla stessa Carta Atlantica del 1941 (ricorda? «Tutte le nazioni del mondo debbono addivenire all'abbandono dall'impiego della forza; devono essere aiutate e incoraggiate tutte le misure attuabili che possano alleggerire il peso schiacciante degli armamenti per i popoli amanti della pace»), che cosa resta di tutti gli accordi internazionali scaturiti da una grande lotta comune contro un nemico comune?
           Gli Stati Uniti d'America hanno da tempo stracciato gli accordi di Yalta e di Potsdam come da tempo hanno fatto dell'ONU, l'organizzazione internazionale da quegli accordi scaturita, uno strumento per la propria politica di dominio mondiale e di aggressione.
           Il dichiarato proposito di Eisenhower di denunciare gli accordi di Yalta e di Potsdam tende a portare sul piano diplomatico formale una grave realtà già definita dalla politica atlantica.
           La politica di guerra è ormai la politica ufficiale del governo americano, ma per realizzarla gli S.U. debbono fare i conti con tutti i popoli della terra. Non solo con i popoli che, come il sovietico o il cinese, hanno già dato chiare prove di come sanno liquidare i visionari del dominio mondiale, ma con gli stessi popoli assoggettati dai loro governi al sistema della guerra americana. La nuova aggressione che si vuol far partire da Formosa ha accentuato le contraddizioni fra i governi atlantici ed ha aumentato la resistenza dei popoli: gli S.U. distruggono tutti gli accordi ma ciò non è sufficiente per distruggere la volontà di pace dei popoli.




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