Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Sionismo (1953)

Mi è stato detto che nonostante le vostre ripetute affermazioni di essere contrari ad ogni forma razzista, di fatto i recenti avvenimenti in Cecoslovacchia e nell'URSS hanno caratterizzato di antisemitismo le azioni di quei governi. Così pure voi distinguete tra sionismo e Ebraismo; ma il sionismo non è soltanto il movimento nazionale ebraico? (Luigi Martinelli – Genova)

           Ora è di turno l'accusa di razzismo contro l'Unione Sovietica.
           Lo spionaggio al soldo dell'imperialismo americano (si tratta sempre dell'investimento dei cento milioni di dollari stanziati al Congresso USA) cerca di avvalersi per la sua nefasta azione – che secondo le stesse dichiarazioni di Dallas può giungere fino all'azione diretta, ossia all'assassinio – di tutti i mezzi e di tutti gli strumenti, di avvalersi anche di quelle particolari organizzazioni internazionali la cui influenza potrebbe essere esercitata anche su cittadini dell'URSS e delle democrazie popolari. Una di queste è l'organizzazione mondiale del sionismo, fondata nel 1897 da Teodoro Herzl, quando l'antisemitismo aveva avuto nuovo alimento dall'affare Dreyfus, e che si proponeva di creare le condizioni di ritorno a Sion degli ebrei sparsi su tutta la terra (Sion, l'antica città di Davide, che praticamente si identifica con Gerusalemme), per la formazione in Palestina di una sede nazionale del popolo ebraico, protetto da garanzie di diritto pubblico.
           Una soluzione di questo tipo del problema degli ebrei – che per la difesa contro l'odio di razza poggia essa stessa su concetti razziali e crea a sua volta fenomeni razzisti, come la lotta in Palestina fra arabi e ebrei ha dimostrato – non può convincere un marxista. Comunque essa, almeno alle sue origini, trovava il suo fondamento nella secolare tendenza degli ebrei a riunirsi non tanto per dare una forma concreta al loro sentimento di solidarietà di razza, quanto per sfuggire alle persecuzioni antisemitiche che, sotto la spinta di brutali nazionalismi, esplodevano volta volta in questo o in quel paese capitalistico. E possiamo anche comprendere che ancora oggi, anche dopo che i dirigenti dell'organizzazione sionistica mondiale hanno dimostrato di perseguire gli interessi del capitalismo mondiale, cittadini ebrei di ogni paese, in perfetta buona fede, possono continuare a ritenere che il sionismo abbia propositi di interesse generale e non particolare.
           Ma ogni illusione o aspettativa “sionistica” non ha più ragion d'essere nell'Unione Sovietica e negli altri Paesi dove il governo è del popolo, poiché in questi paesi, nei quali ogni forma di discriminazione razziale è stata definitivamente liquidata, è inconcepibile, oltre che impossibile, qualunque persecuzione. Non solo, ma lo sviluppo degli avvenimenti internazionali hanno dimostrato che lo stato di Israele non difende gli interessi generali di un popolo ma quelli dell'imperialismo americano; esso è succube della politica di accerchiamento contro l'Unione Sovietica ed agisce contro il movimento di liberazione nazionale dei paesi arabi.
           Gli ebrei sovietici hanno dimostrato la loro solidarietà con gli ebrei di tutto il mondo partecipando eroicamente alla lotta contro il razzismo: 75.000 ebrei sovietici sono stati decorati al valor militare per il comportamento avuto nella guerra contro l'invasore tedesco, mentre capitalisti ebrei americani e inglese ricavavano miliardi di profitti dalla guerra scatenata dai nazisti.
           Le stesse correnti reazionarie che agiscono nel movimento sionista agiscono attivamente nella grande congiura contro il paese del socialismo e i paesi a democrazia popolare. E i dirigenti guerrafondai del sionismo fanno nuove vittime fra gli stessi loro correligionari spingendoli al delitto e quindi alla inesorabile punizione della giustizia del popolo.
           I sostenitori del nazismo e del fascismo, che hanno assistito senza batter ciglio allo sterminio di milioni di ebrei, fanno ora finta di piangere sulla sorte degli ebrei nel mondo nuovo. Ma gli ebrei sovietici o cecoslovacchi o ungheresi non hanno affatto bisogno di commiserazione o di protezione poiché essi sono protetti, per la prima volta nella loro tragica storia, da una costruzione sociale che fa fratelli ed eguali tutti gli uomini.
           Coloro che accusano di antisemitismo l'URSS e i paesi a democrazia popolare non spiegano come sia possibile che gli ebrei “perseguitati” abbiano potuto assurgere, alla pari di tutti gli altri cittadini alle più alte responsabilità, come Rakosi possa essere capo del popolo ungherese, come Kaganovic possa essere, a fianco di Stalin, vice presidente del Consiglio dei ministri dell'URSS, come Ehrenburg, il grande scrittore sovietico, possa avere ricevuto il premio Stalin.
           Difendere spioni e traditori introducendo diversivi razzisti o religioni è talmente puerile che non può che dimostrare la complicità materiale e morale dei falsi “piagnoni” con volgari assassini e spie.




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