Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Processi a fatti e a idee (1953)

Al “Convegno dei Cinque” della RAI è sempre uno solo a sostenere, contro tutti gli altri, le tesi dei partiti dei lavoratori. Credo che socialisti e comunisti non dovrebbero partecipare più a quella discussione radiofonica che li mette in schiacciante situazione di inferiorità. (Andrea Repetto – Novi Ligure)

           Sono stato un po' in forse prima di rendere pubblica questa lettera. Pensavo: “Non vorrei che l'ex fascista (ex solo per riferirmi ad una questione di tessera) Cristiano Ridomi, che ha sviluppato con De Gasperi una brillante carriera aperta con Mussolini, passando da addetto stampa dell'ambasciata fascista a Berlino, alla radio repubblichina ed ora alla presidenza della RAI, si facesse forte dell'opinione di un nostro lettore per togliersi quel fastidio che gli è rimasto di dover ammettere ogni tanto un rappresentante dell'opposizione democratica davanti ai sacri e riservatissimi microfoni di Spataro.
           L' “epurazione” della RAI è stata radicale nei programmi e nelle persone: molta acqua è passata da quando, dopo la Liberazione, ogni partito poteva esporre a turno il proprio programma, da quando non si era costretti ad ascoltare persino gli starnuti di De Gasperi o a seguire i ministri d.c. nei loro pellegrinaggi domenicali, carichi di prime pietre, o a conoscere tutte le meraviglie della repubblica di Ike e Mamie; molto tempo è passato da quando voci come quella di Elsa Morante o di Calosso non erano ancora proibite.
           E' rimasto il “Convegno dei Cinque” forse perché il massiccio schieramento governativo contro la solitaria voce dell'opposizione è stato ritenuto sufficiente per “difendere la democrazia”.
           I nostri compagni e amici fanno benissimo ad accettare un dibattito anche in tali formali condizioni di inferiorità. Al “Convegno dei Cinque” non si tratta di votare (in tal caso con il solito colpetto di maggioranza il gioco si risolverebbe secondo i piani prestabiliti), si tratta di discutere e nella discussione il rapporto di forza non è determinato dalla quantità dei contraddittori ma dalla giustezza delle idee che si espongono.
           Non vogliamo dire certo che gli egregi signori i quali volta volta partecipano al “Convegno dei Cinque” per sostenere le tesi ufficiali del momento non siano degni di ogni rispetto, non siano uomini di cultura e di ingegno. Ma essi sono costretti a sostenere le cose più insostenibili, a sostenere persino la legge-truffa, allargando e restringendo la Costituzione come se si trattasse di una pelle di zigrino, a trovarsi a recitare il ruolo degli Acerbo o dei Tesauro, a scendere a livello della cultura di Scelba: possono mettersi anche in quattro, può capitare che si moltiplichino per quattro le sciocchezze.
           Noi abbiamo bisogno di discutere, i nostri avversari hanno bisogno di ingannare, perciò ovunque si discute noi dobbiamo essere presenti.
           E speriamo proprio che Cristiano Ridomi non legga la tua lettera...




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