Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Sartre e la pace (1953)

Il suo giornale che ha sempre definito lo scrittore Jean Paul Sartre e la sua opera con termini volgari, pubblica ora, ad un posto d'onore, un suo scritto. Ora esaltate un uomo che avete disprezzato fino a ieri, solo perché la sua attuale posizione nei confronti del movimento della pace vi fa comodo. E' questo il sistema dei comunisti? Perché non avete parlato del dramma di Sartre (che ha avuto un successo mondiale) intitolato “Le mani sporche?” (Carlo Furlani)

           Credo sia bene precisare subito che noi non abbiamo mai denigrato o esaltato Jean Paul Sartre come uomo: da una parte lo abbiamo giudicato come scrittore e abbiamo ritenuto che le sue opere, almeno sino ad ora, siano inaccettabili per la ideologia e per la morale di un comunista e dall'altra lo abbiamo giudicato per la sua recente azione a favore della pace. Non vi è nessuna contraddizione e nessuna speculazione da parte nostra: noi abbiamo seguito l'opera di Sartre così come essa si è manifestata e ne abbiamo colto sia gli aspetti che giudichiamo negativi come quelli che giudichiamo positivi.
           Lei dovrà ammettere che un comunista non può che respingere, anche con termini severi, la concezione esistenzialista di Sartre, quella concezione che fa dell'esistenza un tragico destino dell'uomo e che porta al compiacimento di tutto quanto vi è e di decadente in una società in sfacelo.
           Ma la questione che lei ha posto non interessa qui discutere l'opera del Sartre, interessa chiarire perché il nostro giornale, quale organo del P.C.I., nonostante il suo distacco e la sua opposizione nei confronti di Sartre scrittore, si dimostri ora diligente registratore degli atti di Sartre congressista a Vienna.
           Io credo che Sartre stesso abbia già risposto alla questione: ha risposto con l'intervista concessa al nostro giornale (pubblicata nel numero del giorno 17 dicembre u.s.), ha risposto con l'articolo pubblicato su “Le Monde” - il giornale tradizionale della borghesia francese – e che noi abbiamo integralmente riprodotto nel numero del 3 gennaio u.s. E vorrei dire che ancor prima di aver data la esauriente spiegazione dei motivi della sua attiva adesione al Congresso di Vienna, lo scrittore francese ha risposto con una sua clamorosa decisione: quella di vietare la rappresentazione nella capitale austriaca del dramma “Le mani sporche”, opera del resto veramente mediocre, di natura libellistica.
           Perché rimprovera a noi di non esserci interessati di “Le mani sporche”, quando il suo stesso autore ne ha avvertito oggi tutto il suo contenuto deleterio e non ha voluto che nella città che stava per diventare simbolo della fraternità e della speranza degli uomini si rappresentasse un'opera di odio e di sfiducia verso l'umanità?
           Sartre ha dimostrato di capire, anche con quel gesto, che in questo momento grave per tutta l'umanità, si deve accantonare tutto ciò che può dividere gli uomini e ricercare tutto ciò che può unire. Come può lei stupirsi che un giornale che, secondo la linea politica del partito che rappresenta, cerca di cogliere e di precisare i punti di incontro con tutti gli uomini, abbia sottolineato che a Vienna a fianco dello scrittore sovietico Ehrenburg si è trovato lo scrittore della borghesia decadente Sartre?
           Illustrando la posizione di Sartre di fronte al movimento della pace, abbiamo forse esaltato quello che di Sartre avevamo respinto e che tuttora respingiamo? Non siamo stati noi ad andare incontro a Sartre, accettando le sue concezioni, è stato Sartre che si è mosso verso il mondo della pace, in cui i comunisti lottano in prima fila, accettando i termini della coesistenza pacifica di tutti i popoli e dimostrando la sua convinzione sulla possibilità di un dialogo fra uomini di ogni formazione politica e culturale.
           Sartre ha una fama mondiale, ha un seguito in ogni parte del mondo capitalistico, le sue idee hanno una notevole sfera di influenza: così come il Sartre della decadenza esistenzialista ha trovato i suoi propagandisti perché non li deve trovare il Sartre che ha il coraggio di vietare la rappresentazione di una sua opera libellistica e che vuol superare tutte le false barriere fra gli uomini e le idee?
           E poi, la stampa “atlantica” che aveva dedicato intere colonne a “Le mani sporche” ha ignorato in genere la presenza di Sartre a Vienna (anzi “La Stampa” arrivò ad annunciare che di Sartre non si avevano notizie) come del resto ha cercato di soffocare la grande voce che si levava dalla sala del Konzerthaus.
           Pensi un po', se “L'Unità” avesse seguito l'esempio della stampa “atlantica”, le sarebbe mancata l'occasione di scriverci una letteraccia!




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