Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Elezioni nell'URSS (1952)

Da alcuni avversari del P.C.I. con i quali, in amichevole conversazione, sostenevo l'antidemocraticità della legge elettorale attualmente in discussione, mi son sentito rispondere che i comunisti sono gli ultimi ad aver diritto ad opporsi ad una tale legge poiché nell'URSS si vota con lista unica senza possibilità di scelta per gli elettori. Cosa posso rispondere? (Un vostro simpatizzante, La Spezia)

           Una delle forme più ottuse della propaganda avversaria è quella di comparare gli aspetti della vita politica dei Paesi occidentali, di una società capitalistica, con quelli dell'Unione Sovietica, di una società socialista, pretendendo che gli effetti, le caratteristiche, le forme di una società divisa in classi, e profondamente lacerata da contrasti sociali si ritrovino in una società senza classi nella quale tutti i gruppi sociali sono legati e fusi da una effettiva comunità di interessi.
           Ora è di moda — dato il tema politico del momento — per coloro che di fatto attentano ad uno dei nostri fondamentali diritti, il diritto di voto, cercare un diversivo gridando: «Prima di accusarci di antidemocrazia guardate come si fanno le elezioni nell'URSS».
           Accontentiamoli: guardiamo come si fanno le elezioni nell'URSS.
           Nell'Unione Sovietica il suffragio è veramente universale: non vi è nessun Paese capitalistico del mondo che abbia al pari dell'URSS un corpo elettorale così vasto rispetto alla popolazione e ciò è già una prima caratteristica del sistema elettorale sovietico sulla cui democraticità credo sia difficile discutere. Nell'URSS votano tutti i cittadini, uomini e donne di qualunque razza e di qualunque condizione sociale, che abbiano compiuto il 18.o anno di età (limite mai toccato nei Paesi capitalistici) e il voto è libero, uguale, diretto e segreto.
           La lista è unica, è vero, ma vi sono forse nell'URSS agrari o monopolisti o banchieri o grandi commercianti che devono contrapporre loro liste e loro uomini a quella che comprende i rappresentanti di tutte le categorie dei lavoratori, comunisti o no?
           Il problema in una società socialista non è la scelta di liste, ma la scelta di uomini e la grande superiorità umana e sociale della democrazia socialista nei confronti della democrazia borghese si esprime nella sua forma piena anche nel settore della scelta e della elezione di coloro che dovranno assumere la responsabilità di dirigere la cosa pubblica.
           Su questo aspetto della democrazia socialista il compagno Longo ha recentemente pronunciato alla Camera un grande discorso (pubblicato sull'Unità del 14 dicembre u.s.) che la prego di leggere o di rileggere poiché il tema che la interessa è stato sviluppato dal Vice Segretario del P.C.I. con lucida semplicità.
           Nell'URSS, a differenza di quanto accade nei regimi borghesi, i candidati non sono scelti dai partiti ma direttamente dal popolo attraverso migliaia di assemblee, di tutte le organizzazioni, non solo del Partito comunista, ma dei Sindacati, delle Cooperative, delle Organizzazioni sportive, culturali, scientifiche, ecc. Le liste dei candidati risultano da dibattiti che investono tutto l'enorme territorio dell'Unione Sovietica e coloro che dovranno presentarsi al giudizio del corpo elettorale passano anzitutto per il vaglio critico di assemblee in cui si discutono profondamente i motivi della scelta e dell'accettazione di questo o di quel candidato.
           La lista viene formata sulla base delle proposte espresse da migliaia di assemblee democratiche, ma resta sempre all'elettore la piena facoltà di scelta, poiché egli è liberissimo di cancellare, nel segreto della cabina, il nome di quel candidato o di quei candidati che egli non ritiene degni della sua fiducia.
           Comunque il problema di oggi degli italiani, non è certo quello di discutere come si vota negli altri Paesi, anche se può essere interessante, per un desiderio di conoscenza, esaminare da vicino i termini veramente particolari delle elezioni presidenziali negli S.U. o il sistema uninominale inglese o le forme definite di «democrazia diretta» della Confederazione Elvetica. Ogni popolo fissa nel suo patto nazionale, nella sua Costituzione, i principi fondamentali del sistema elettorale che sceglie: anche il popolo italiano ha fissato nella sua Carta costituzionale i principi fondamentali dei diritti di voto dei cittadini, ha fissato, tra gli altri, i diritti di libertà e di uguaglianza di voto.
           Prima di preoccuparci della situazione degli elettori sovietici, preoccupazione perfettamente superflua perché il popolo sovietico vota secondo la propria Costituzione e non secondo i trucchi di un qualsiasi Scelba, dobbiamo preoccuparci della nostra situazione.
           Dica ai suoi amici che le discussioni sulle elezioni italiane non si possono fare sulla base dei principi della democrazia socialista, ma sulla base dei principi della democrazia espressa dalla nostra Costituzione, la quale non è una Costituzione socialista.
           E sulla base della nostra Costituzione, nessuno è ancor riuscito a dimostrare che la legge Acerbo-Scelba sia costituzionale e sia democratica.




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