Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Balilla dà fastidio (1952)

Ho avuto occasione di assistere alla manifestazione per Balilla. Ho saputo di tutti gli intralci che sono stati posti dalla polizia o ho visto lavoratori della Nettezza Urbana impegnati a lavare le strade di Portoria per cancellare le scritte «Viva Balilla» e «Via lo straniero». Ti assicuro che sono rimasto profondamente addolorato. (Vincenzo De Stefano, Via Della Rovere 22-8, Genova)

           La semplicità del tono della tua lettera e anche quel po' di ingenuità che è contenuta nelle tue espressioni mi hanno commosso. Per te, onesto lavoratore genovese, orgoglioso delle tradizioni della tua città, che ami Balilla come il popolo di Portoria ama il suo «balletta» che è lì, sempre vivo nella piazzetta triangolare colma di umanità viva, per te che sinceramente credi nei valori della patria può anche riuscire incomprensibile che si proibisca ai giovani di esaltare la figura di Balilla e il significato del suo gesto.
           Le «autorità costituite» hanno detto: «Ci pensiamo noi a celebrare Balilla», e con un po' di coreografia attorno al monumento hanno assolto il loro dovere d'ufficio. La cosa importante per loro non è l'omaggio a Balilla - che può anche apparire una seccatura obbligatoria - la cosa importante è che il popolo non si accosti al significato storico del gesto di Balilla (anzi, qualche «patriota» dei tempi nostri ha anche detto che, dopo tutto, si trattò del gesto di un monello abituato a tirar sassi...), quello che bisogna evitare che si tragga dalla celebrazione della data del 5 dicembre il suo perenne insegnamento, che non si ricordi che quel sasso venne lanciato contro lo straniero che calpestava il suolo della patria.
           Sono tempi in cui lo straniero, riverito dalle «autorità costituite» bazzica ancora una volta per le nostre belle contrade. Sono tempi in cui nell'aula del Consiglio comunale di Genova, per restare nel nostro ambito territoriale, può capitare di sentir definire «aggressori» dal sindaco d.c. i popoli di Indocina, di Tunisia o di Malesia che lottano sulla loro terra per la libertà della loro terra: ed allora come si può permettere la vera celebrazione di Balilla che fu tanto «aggressore» da scagliare lui la prima pietra?
           Persino le labili scritte a calce per terra inneggianti a Balilla e al significato del suo gesto danno fastidio e le vie di Portoria hanno ricevuto la cura di un lavaggio municipale solo perchè si trattava di cancellare scritte patriottiche che, evidentemente, oggi suonano sovversive».
           Ma c'è da stupirsi se gli attuali «padri» del Comune si preoccupano della suscettibilità dello straniero di turno e se essi, in pieno accordo con la polizia, tentano di cancellare il vero significato della celebrazione del 5 dicembre? Non ti pare, che essi cercano di fare quello che debbono fare?
           Il popolo, non per questo si distacca dalla strada luminosa delle tradizioni patriottiche. Nonostante gli impedimenti, i foraggi, i «faccio tutto io», la gioventù genovese ha saputo degnamente celebrare la giornata di Balilla e ha affermato la continuità della lotta dell'indipendenza riunendo attorno al ragazzo di Portoria i partigiani del 25 Aprile. Ed anche ciò ha dato molto fastidio alle «autorità costituite»: crediamo ben a ragione.




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