Caro Direttore, nel numero di venerdì scorso, ho letto un editoriale del «Corriere della Sera», a firma A. Guerriero: «Dal Marocco all'Indocina». Vi si parlava tra l'altro, della Tunisia. Il Guerriero scrive: «L'ultimo piano di riforme avrebbe fatto fare alla Tunisia un gran passo in avanti. Si sarebbe istituito un governo nel senso occidentale della parola, con Primo ministro e Ministri tunisini alla testa dei vari dicasteri. Ci sarebbero stati direttori tecnici francesi solo per rami specializzati. Ci sarebbero stati consigli comunali elettivi, un'assemblea consultiva e un consiglio finanziario». L'editorialista ha dimenticato alcune cose della riforma proposta che credo sia utile sapere, e cioè: Innanzi tutto, la riforma proposta non si è potuta «negoziare», perchè non è stato possibile trovare una dozzina di tunisini che la sottoscrivessero, e dunque la Francia ha pensato di «concederla». In essa si parla di primo ministro e di vari ministri tunisini, ma ognuno affiancato da un direttore tecnico francese, e senza alcun potere reale, giacché ogni decisione dovrebbe essere approvata da un tribunale amministrativo... in cui i francesi hanno la maggioranza! Il consiglio legislativo sarebbe composto da soli membri designati; il consiglio finanziario da un numero uguale di francesi e di tunisini, benché i primi siano 150.000 ed i secondi più di tre milioni. Naturalmente, il presidente di questo consiglio sarebbe eletto dalla Residenza francese. Infine, i consigli comunali sarebbero eletti, formati da un ugual numero di francesi e di tunisini, fatta eccezione di un quarto dei componenti... designati dalla Residenza Generale! Veramente, non capisco in che cosa consista il «passo avanti». In quanto a «governo di tipo occidentale», forse il Sig. Guerriero intende un governo composto da indigeni, ma controllato da funzionari di una potenza estera? (M.D., Tunisi)

           In attesa del «governo occidentale» ecco, intanto, un saggio di «verità occidentale».