Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Spirito pratico (1952)

Partendo dalla formula leninista dell'unione dello «slancio rivoluzionario russo con lo spirito pratico americano» siamo giunti a discutere, fra compagni e avversari, sulla differenza fra capacità organizzativa e spirito pratico. Vi è o no differenza fra queste due formule? (M.B. e altri, Sezione Ferraroni, Sanremo)

           Come sai la formula che ha costituito il punto di partenza della vostra discussione è stata enunciata da Stalin, in una lezione tenuta all'Università Sverdlov nel 1924, per definire l'essenza del leninismo nel lavoro di Partito o di Stato e credo che riportandoci alla illustrazione che ne fa Stalin stesso potremmo trovare la risposta alla questione.
           Lo slancio rivoluzionario è la forza vivificatrice dell'umanità è l'espressione dell'esigenza fondamentale di rinnovamento e di movimento in avanti della convivenza umana, è la lotta del progresso, che è legge di vita, contro «l'inerzia, lo spirito abitudinario e di conservazione, la stagnazione del pensiero, la sottomissione servile alla tradizione degli avi» (sono parole di Stalin) che costituiscono le pesanti remore che tendono a bloccare lo sviluppo della società.
           Ma in che modo lo slancio rivoluzionario si risolve in concrete conquiste per l'umanità, in che modo una teoria rivoluzionaria — senza la quale, secondo la famosa affermazione di Lenin, non vi può essere movimento rivoluzionario — si traduce in un nuovo ordine per una collettività, quale arma doveva essere forgiata dal movimento operaio per diventare — come è diventato — l'esercito invincibile che porta in avanti con le sue vittorie la bandiera del progresso e della giustizia sociale? Occorreva forgiare l'arma fondamentale dell'organizzazione, occorreva da una parte liquidare la teoria del culto della spontaneità del movimento operaio e dall'altra combattere la fede nel «miracolismo rivoluzionario», la fede morbosa «nei progetti miracolosi e nella fabbrica dei decreti», forme degenerative, e quindi negative, della fede nella giustezza dei principi comunisti.
           La «pianomania» è un male che può colpire il lavoro del comunista: forte può essere la suggestione di elaborare a tavolino dei programmi di lavoro che, pur improntati rigidamente al metodo di lavoro del nostro Partito e pur restando perfettamente aderenti ai principi fondamentali della nostra ideologia, si risolvono in definitiva in una sterile esercitazione di laboratorio o, peggio, possono coltivare l'illusione che tutto sia raggiunto o tutto sia meccanicamente raggiungibile dopo l'elaborazione di magnifici schemi di lavoro.
           Allo slancio rivoluzionario occorre aggiungere lo spirito pratico, ossia la capacità di sapere e di volere portare a termine un certo lavoro eliminando tutti gli ostacoli che, necessariamente, si incontrano nella fase operativa, superando tutte le barriere, trovando le forme concrete di azione e di decisione adeguate alla realtà così come si presenta e tenendo conto delle reazioni e degli effetti che si sono già manifestati in seguito alle precedenti azioni.
           Ma lo «spirito pratico» staccato da uno slancio rivoluzionario, lo spirito pratico considerato a sè stesso, ossia un'azione concreta che non sia guidata da principi, che non sia illuminata da grandi e chiare prospettive, è altrettanto pernicioso del «miracolismo rivoluzionario». Esso si trasforma in praticismo gretto, e porta all'affarismo senza scrupoli.
           Capacità organizzativa e spirito pratico non si pongono in termini antitetici. L'organizzazione, che costituisce, la grande arma del movimento operaio, è la forma scientifica che ha permesso al Partito della classe operaia di diventare la guida del movimento operaio: spirito pratico è la capacità per una organizzazione che marcia alla luce di una precisa ideologia di trovare le forme semplici e sicure per le realizzazioni.
           Teoria rivoluzionaria, capacità organizzativa e spirito pratico nel loro insieme pongono la classe operaia in condizioni di poter assolvere la sua funzione storica: operare staccando uno di questi aspetti dagli altri significa andare incontro ad errori o a degenerazioni.




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