Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


I segni del passato (1952)

Discutendo con il compagno Carluccio Mazzoni dell'Ansaldo Muggiano, io sostenevo che occorrerebbe distruggere tutti i fasci che ancora esistono qua e là in monumenti, lapidi, ecc., mentre il mio compagno sosteneva che quei segni dovevano essere lasciati per ricordare ai posteri un periodo di tirannide. (Sergio Grassi Castelnuovo Magra)

           Credo che questa discussione, per quanto interessante, debba essere rinviata. Perché oggi il problema non è quello di valutare l'opportunità storica di lasciare o non lasciare certi segni del passato: quel passato oggi non è ricordato solo da qualche residuo bronzeo o marmoreo ma, purtroppo, da una viva realtà politica.
           Con la legge Acerbo tornata di moda e le leggi eccezionali pronte — con il beneplacito dei dirigenti dei partitini apparentati — nei cassetti della D.C. (senza parlare dei vari Graziani riportati al diritto di cittadinanza politica) non credo che possiamo ritenere soddisfatto il nostro antifascismo teorizzando sul significato di un emblema.
           Il problema di oggi non è quello di cancellare o no i segni formali di una tirannide passata, ma quello di lottare per non ricadere in un nuovo regime di tirannide
           Comunque. poiché siamo in discorso, voglio dirti che per conto mio, senza abbandonarmi a troppe riflessioni, avendone avuta la possibilità per certe funzioni che mi sono trovato ad assolvere ho cercato di fare la massima pulizia possibile dei nefasti emblemi, anche per cancellare una usurpazione mussoliniana. I fasci littori sono stati già degnamente consegnati alla Storia della nostra indipendenza dalla Repubblica romana di Mazzini.




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