Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Città e campagna (1952)

Sulla questione dell'aumento del prezzo del latte a Genova ho ricevuto, quasi contemporaneamente, due lettere: una dalla città, l'altra dalla campagna. Questa volta la risposta al lettore è data da un altro lettore.

           Scrive il sig. Aristide Gavetti, via Carlo Montanari, Genova:
           «La campagna da voi condotta per fare aumentare il prezzo del latte ai contadini è stata tutta uno sbaglio e speriamo che sia l'ultimo. Avreste dovuto prevedere che tutto si sarebbe risolto a danno dei lavoratori nella città: e poi perchè preoccuparsi tanto dei contadini che, durante la guerra, si sono tutti arricchiti?
           Potete dire quello che volete della Centrale, ma questo ente è benemerito, almeno siamo sicuri che il latte non ci viene dato annacquato. Inoltre la Centrale dà lavoro a centinaia di operai e di impiegati che meritano certamente più comprensione dei vostri contadini».

           Scrive il compagno Andrea Ferretti da Casoni di Fontanigorda:
           «Sono un contadino e nella certezza di interpretare i sentimenti di tutti i contadini della zona sento il dovere di ringraziare l'opposizione democratica che a Palazzo Tursi si è battuta per la difesa dei nostri interessi.
           Però la Giunta clericale, sorda alle vostre precise argomentazioni, anziché limitare i lauti profitti della Centrale ha voluto far ricadere l'aumento sui consumatori genovesi, colpendo in modo particolari le masse lavoratrici.
           Ai lavoratori di Genova certamente qualcuno dirà ora che la colpa dell'aumento è dei contadini. Noi vogliamo essere certi che i nostri compagni operai non presteranno fede a coloro che affermano che i contadini sono in floride condizioni economiche. Le nostre condizioni non sono mai state tanto disperate come ora e se non sapessi quanto è prezioso lo spazio dell'Unità vorrei descriverti la nostra vita miserabile. Chi dice ai lavoratori della città che i lavoratori della campagna stanno bene sono gli stessi che dicono a noi che colpa dei nostri mali sono gli operai con le loro richieste di aumenti salariali, con i loro scioperi. Costoro sono nemici sia degli operai che dei contadini, costoro vogliono tenerli divisi per continuare il loro ignobile sfruttamento sia degli uni che degli altri.
           Dite agli operai di Genova che noi non crediamo alle frottole che ci raccontano i propagandisti del governo, noi anzi cerchiamo di sostenere in ogni modo le lotte dei lavoratori, inviando quello che possiamo, come abbiamo fatto nel corso delle lotte dell'Ansaldo, della S. Giorgio, della Bruzzo.
           Dite agli operai di Genova che la nostra miseria non è diminuita con il recente aumento del prezzo del latte e che è necessario essere sempre uniti».

           Il Signor Garetti mi permetterà di aggiungere alla risposta che gli ha dato il contadino del nostro povero entroterra poche parole per quanto riguarda la Centrale. Nessuno dei consiglieri comunali e provinciali comunisti ha mai chiesto la soppressione della Centrale. Anzi ne è stato chiesto il potenziamento economico sia attraverso il rimodernamento degli impianti — sfruttatissimi e superati dalla tecnica moderna — sia attraverso la creazione di legami più profondi con i produttori di latte delle campagne e con i consumatori della città. L'opposizione democratica ha chiesto che la Giunta comunale si orienti verso la trasformazione della Centrale del latte per sottrarla alla speculazione privata e ha chiesto che, sin da ora, la Centrale sia sottoposta ad un maggiore controllo, individuando chiaramente la complessità degli interessi che essa rappresenta. Gli azionisti della Centrale si ritrovano fra i produttori del latte, fra i raccoglitori, fra i trasportatori, fra i rivenditori. Gli azionisti della Centrale si ritrovano, purtroppo, anche sui banchi del Consiglio Comunale e del Consiglio Provinciale, e non c'è peggior sordo, caro compagno Ferretti, di chi non vuole o non deve sentire.




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