Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Aggressioni imperialiste (1952)

Quali furono le Nazioni che sovvenzionarono i generali zaristi controrivoluzionari? Credo opportuno che, specie in questo momento in cui si prepara una nuova aggressione da parte dell'imperialismo internazionale, certi fatti storici siano conosciuti dai giovani e da coloro che sono ancora influenzati dalla propaganda antisovietica. (Marco Biaselli – Vico Vegetti 28-6)

           Rispondere in questa rubrica ad una domanda che richiederebbe una vasta trattazione, esorbita certamente dal carattere della conversazione settimanale che intrattengo con i lettori dell'Unità. Ma credo di aver capito lo scopo per cui essa è stata posta dal compagno Biaselli e mi fermerò solo su alcuni aspetti politici di quella fase drammatica ed eroica della formazione del potere dei Soviet in Russia.
           La domanda è stata posta in modo esatto, poiché le forze controrivoluzionarie potettero agire solo perché furono sorrette dai governi degli Stati capitalistici e ciò illumina sufficientemente il genere del “patriottismo” di quei generali russi che, puntando sull'arretratezza in cui si trovavano allora le regioni interne della Russia, e specialmente le regioni cosacche e quelle dominate dai kulak tentarono di formare degli eserciti controrivoluzionari.
           L'attacco contro il potere dei Soviet avvenne in due forme strettamente legate fra di loro: intervento di eserciti stranieri e rivolta controrivoluzionaria dei nemici interni. Anche allora il capitalismo internazionale cercava carne da cannone e il carattere dell'azione degli esponenti della vecchia classe dominante zarista fu quello di reclutare uomini a cui consegnare le armi americane, francesi, inglesi, cecoslovacche, ecc.
           Quattordici furono le Nazioni che intervennero con le armi contro la Russia sovietica; intervennero tutti gli Stati europei, intervennero gli Stati Uniti d'America e il Giappone e diversi furono gli eserciti controrivoluzionari formati nell'interno, i cui comandanti più noti furono Denikin, Kolciak e Wrangel.
           Denikin agì nel Caucaso del Nord, in contatto diretto con l'Inghilterra e con la Francia, mentre ancora era in corso la prima guerra mondiale; Kolciak entrò in scena nel 1919, proclamato dall'Intesa addirittura “Reggente supremo della Russia”; Wrangel arrivò dopo le sconfitte di Denikin e di Kolciak, nel 1920, agendo in collegamento diretto con l'esercito di aggressione dei signori della terra di Polonia, l'esercito di Pilsudski.
           Anche se l'intervento giapponese nell'Estremo Oriente perdurò sino al 1922, di fatto la guerra contro gli invasori stranieri e le guardie bianche russe si concludeva nel 1920 con la storica vittoria del potere dei Soviet.
           Eppure gli Stati capitalistici erano partiti sicuri di liquidare rapidamente la repubblica di Lenin e di Stalin, eppure i giornali borghesi del tempo affermavano, può dirsi ogni giorno che la rivoluzione russa era già liquidata e tutti gli “esperti” militari giuravano che l'esercito rosso non poteva avere la capacità, l'esperienza, la forza per resistere agli eserciti del militarismo mondiale, guidati da generali “scienziati” delle guerre.
           Il risultato della prima aggressione capitalistica all'alba della creazione della nuova società socialista fu il primo, grande, storico esempio della invincibilità di un esercito di popolo, della certezza della vittoria per le forze che combattono coscientemente una guerra giusta, della capacità delle grandi masse popolari di saper esprimere dal suo seno, rapidamente, dirigenti militari di altissima qualifica, illuminati e guidati dalla giustezza di un ideale, forti di una preparazione politica affinatasi attraverso una lunga lotta rivoluzionaria, sorretti dall'eroismo di tutto un popolo.
           L'esercito rosso vinse la sua prima, grande decisiva battaglia contro l'invasore straniero anche perché attorno ad esso si strinsero i lavoratori di tutto il mondo, anche perché esso dispose della grande forza della solidarietà internazionale di tutti gli uomini liberi e di tutti gli uomini onesti.
           Disse allora Lenin: “Non appena la borghesia alza la mano contro di noi, i suoi stessi operai le afferrano il polso”.
           E la verità di ieri è sempre ed ancor più la verità di oggi.




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