Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Crisi degli alloggi (1952)

La crisi degli alloggi e del lavoro a Genova è fortemente aggravata dall'immigrazione dei meridionali. Molti appartamenti sono occupati da questi immigrati che spesso non danno prova di vivere civile. (Giovanni Cantù – Genova)

           Come certamente lei sa, io sono un “foresto” e perciò potrei temere che, trattando le questioni poste nella sua lunga lettera, lei – e non solo lei – attribuisca alle mie parole un ristretto significato personale.
           Ma io rispondo volentieri alla sua lettera, non perché i motivi della mia partenza dalla terra natale furono di ben altra natura di quelli che lei imputa come colpe agli italiani del Sud o perché potrei dirle che ho cercato di pagare in qualche modo parte del debito che ho assunto verso questa cara città che mi ha accolto giovinetto, ma perché, finché vi sarà un italiano che in modo erroneo tratta della questione meridionale, la discussione su questo amaro e grave problema della nostra Patria deve essere accettata.
           Lei mi scrive: “La prego, non porti il discorso su un terreno politico”: sarebbe come dire discutendo, non so, sulle origini del giorno e della notte di non dover parlare del sole. Ma voglio tentare di accontentarla, voglio di proposito trascurare il problema di fondo, ossia del perché esiste nel nostro Paese una questione meridionale, voglio di proposito non fermarmi sul fatto che per un italiano del Nord i termini del problema del Mezzogiorno sono quelli stessi dell'italiano del Sud poiché il problema è nazionale, voglio mantenermi su un terreno semplicemente umano per tentare, con le poche parole che l'ampiezza di questa rubrica mi concede, di rettificare alcune sue opinioni.
           Crede lei veramente che abbandonare la propria terra, sentirsi sospinti alla ricerca del pane su strade ignote e in genere ostili, lasciare le proprie creature in una disperata e quasi sempre vana attesa, sia una piacevole abitudine turistica o una espressione dello spirito di avventura dei meridionali?
           Crede lei che i suoi sentimenti di disagio per la vita che è costretto a condurre, in una abitazione insufficiente, alle prese con gli inesorabili bisogni della vita, debbano essere comprensibili e debbano non essere comprensibili quelli di altri italiani, solo per questioni di latitudini?
           La crisi degli alloggi è causata dall'”assalto” dei meridionali, lei dice. Eppure a Genova vi sono oltre 3.000 appartamenti vuoti che né lei, né tanti genovesi come lei alla ricerca di un decente alloggio, né le “pattuglie di assalto” dei napoletani e dei siciliani sono riusciti ad occupare. Evidentemente vi è qualche altra cosa, che non è precisamente il fenomeno migratorio del Sud, che crea situazioni così paradossali per cui in una città con migliaia di famiglie senza tetto vi sono altrettante migliaia di appartamenti vuoti.
           E crede lei veramente che sia monopolio dei settentrionali l'aspirazione ad una vita confortevole e facciano parte della natura dei meridionali le forme di vita incivile?
           Quando lei capita fra le macerie di piazza Sarzano o della Chiappella non se la prenda con quegli esseri umani che si sono trovati a dover contendere l'alloggio alle talpe: consideri che quel mondo di miseria è il riflesso non della inciviltà di un gruppo di persone, ma della inciviltà di un sistema che colpisce nello stesso modo tutti coloro che restano fuori del cerchio del privilegio.
           E, si voglia o non si voglia parlare di politica, la tessera del privilegio non ha nulla a che fare con il luogo di nascita. Lei non ha una tale tessera, che del resto non dovrebbe esistere, per gli stessi motivi per cui non l'hanno quei suoi fratelli del Sud – poiché sono veramente tali – che lei accusa della “colpa” della miseria e che talvolta hanno una amarezza maggiore perché qualcuno li fa sentire stranieri in patria.




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