Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Invenzioni sovietiche (1952)

Mi capita spesso di leggere su giornali e riviste, non certamente di parte vostra, e anche di sentire dal notiziario della RAI che nell'URSS tutte le più grandi invenzioni vengono attribuiti a russi. Recentemente ho letto su un settimanale un elenco di russi ai quali, nelle pubblicazioni sovietiche, vengono attribuite le più famose invenzioni, dalla radio al sommergibile. Non è questa una forma di nazionalismo, aggravata da falsi storici? (Un dubbioso)

           Tutto questo sarebbe non solo una forma di nazionalismo ma anche di razzismo se... fosse vero. Debbo ricordarle innanzitutto che la costruzione dello Stato socialista sovietico rappresenta non in una concezione teorica astratta ma nella viva realtà operante, il superamento di ogni ideologia nazionalista o razzista L'art. 123 della Costituzione sovietica che ha fissato l'ordinamento socialista dello Stato Federale sovietico (16 repubbliche federate costituiscono l'Unione dei Soviet, ciascuna con le proprie leggi, il proprio sistema elettorale, la propria Costituzione), stabilisce l'eguaglianza dei diritti dei cittadini dell'URSS “indipendentemente dalla loro nazionalità o razza” e dichiara punita dalla legge “qualsiasi propaganda di esclusivismo, di odio e di disprezzo di razza o di nazionalità”. Entro questo quadro, che comprende i principii fondamentali della convivenza umana, validi per tutti i popoli di ogni nazionalità e di ogni razza, non vi può essere posto per una concezione esclusivista e super-razzista quale è quella che si vuole attribuire al popolo sovietico, secondo la sua lettera.
           Anche a me è capitato di leggere – e purtroppo non solo sui fogli ufficiali dell'anticomunismo cretino – o di ascoltare dalla RAI quelle pretese affermazioni di organismi culturali sovietici che l'hanno spinta a chiedermi una chiarificazione. E ho riconosciuto anche in questa forma di propaganda il tentativo di rovesciare la realtà della costruzione socialista dell'URSS aggiungendo alle più correnti formule dell'antisovietismo (dittatura, barbarie, terrore, ecc.) altre più recenti che tendono ad offendere il sentimento nazionale di altri popoli.
           Il fanatico monopolio della scienza e della cultura che, attraverso questi aspetti della propaganda antisovietica, si vuole attribuire al popolo russo tende a far credere che il mito della super-razza distrutto a Berlino abbia trovato una nuova reincarnazione a Mosca. Siamo anche qui di fronte ad una forma di quella propaganda di odio fra i popoli necessaria per la preparazione della guerra e perciò la sua domanda pur riferendosi a sciocche falsità, merita di essere considerata con serietà.
           Certamente nei libri sovietici, a proposito di questo o di quel problema scientifico, di questa o di quella teoria, di questa o di quella invenzione, si trovano i nomi degli scienziati russi, di ogni epoca, che di quella questione hanno fatto o fanno oggetto dei loro studi e che hanno contribuito o contribuiscono alla soluzione di determinati problemi.
           Tutte le grandi invenzioni fissano la luce di un genio ma rappresentano nello stesso tempo lo sbocco di uno sforzo di ricerche compiute spesso attraverso decenni di studi ai quali hanno partecipato scienziati di ogni Paese. Per questo non stupiscono le polemiche sulla priorità di una invenzione o di una scoperta, tutt'altro che rare, proprio perché talvolta appare difficile precisare quale sia stato l'elemento conclusivo che ha fatto passare un processo scientifico dai laboratori o dagli studi alla fase della pratica applicazione.
           Non si sminuisce il genio inventivo di Marconi quando si richiamano le precedenti e fondamentali esperienze di Herz, al cui sviluppo concorsero scienziati di tutto il mondo e quindi anche russi, o quando si ricorda che Marconi giunse a Pontecchio passando per i laboratorio del suo maestro Righi.
           Quando si parla dell'invenzione del telefono a noi italiani balza subito luminoso il nome di Meucci, ma non ci stupiamo troppo se in Gran Bretagna si continua a parlare dello scozzese Bell. Né d'altronde la celebrità universale di Watt, quale inventore della macchina a vapore, non annulla lo sforzo creativo di tanti precursori nella applicazione della forza del vapore e non cancella dalla storia nomi come quelli di Newcomen, sulla cui macchina a vapore Watt portò i perfezionamenti che lo resero immortale.
           Così pure nessuno ha mai interpretato come forma di esclusivismo italiano le esaltazioni del genio di Leonardo e il riconoscimento del legame che hanno molte invenzioni moderne con tanti suoi studi e tanti suoi esperimenti.
           Diventa invece esclusivismo sovietico se nell'URSS, ad esempio si esalta il grande biologo Miciurin il cui genio non viene contrapposto affatto a quello di Darwin ma che anzi si esprime nella continuazione e nello sviluppo dell'opera di Darwin.
           E' perfettamente giusto ed è segno del rispetto delle tradizioni e di amor di patria, che siano fatti conoscere ai giovani sovietici i nomi degli scienziati russi che, anche nel passato, hanno contribuito a fianco degli scienziati di tutto il mondo, al progresso civile.
           Il popolo sovietico ha il più profondo rispetto per le glorie e le conquiste di progresso degli altri popoli. Voglio ricordarle in proposito le solenni celebrazioni per il 5° Centenario della nascita di Leonardo da Vinci, le quali sono state organizzate a Mosca con una grandiosità ed una dignità che, purtroppo, non abbiamo riscontrato nel nostro stesso Paese.
           Diranno ora gli oscurantismi nostrani che si tenta di attribuire a Leonardo la cittadinanza sovietica?




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