Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Ostruzionismo parlamentare (1952)

Sarebbe giusto applicare la tattica dell'ostruzionismo contro il nostro governo che si avvale della sua maggioranza per far passare delle leggi antidemocratiche? (Guerrino Ferrari – Castelnuovo Magra)

           La domanda che poni si allaccia alla questione fondamentale del parlamentarismo e dell'antiparlamentarismo che è stata da tempo risolta dalla dottrina marxista-leninista. Alcune lucidissime pagine di Lenin contenute nell'opera “L'estremismo malattia infantile del comunismo” hanno liquidato definitivamente le sterili polemiche interne dei partiti della classe operaia, fissando la giustezza della partecipazione dei rappresentanti del proletariato rivoluzionario ai parlamenti borghesi. Del resto le stesse lotte per l'allargamento del suffragio sono state una espressione storica della volontà delle masse popolari di avvalersi appieno di una conquista della rivoluzione borghese, quale fu il sistema rappresentativo parlamentare, per introdurre attivamente nell'interno del sistema, attraverso una via legalitaria, elementi di rinnovamento sociale.
           Pertanto la partecipazione dei comunisti e dei socialisti al Parlamento, anche se i termini di risoluzione della lotta di classe, vanno oltre il terreno parlamentare, è considerata una forma positiva e costruttiva per lo sviluppo della vita democratica di una Nazione e, conseguentemente, su una linea costruttiva e positiva si svolge l'azione dei parlamentari comunisti e socialisti.
           L'ostruzionismo come metodo di lotta parlamentare è da un punto di vista teorico, per la sua natura negativa, in contrasto con l'indirizzo costruttivo seguito nei Parlamenti dai rappresentanti delle forze del lavoro.
           L'ostruzionismo non è certamente una forma rivoluzionaria di lotta e, difatti, non sono stati neanche i rappresentanti dell'opposizione progressista ad introdurre tale metodo nei parlamenti borghesi. Può essere significativo il fatto che il primato storico dell'ostruzionismo spetti alla Camera dei Comuni dominata dal bipartitismo, ossia dagli stessi gruppi sociali che si presentano con due diverse etichette, e che esso si sia sviluppato nei Parlamenti borghesi con l'accentuarsi della loro decadenza.
           Attraverso l'ostruzionismo si tende a ridurre all'impotenza una assemblea politica, a prolungarne all'infinito il dibattito su una determinata questione, a ritardare la votazione di una legge o anche ad impedire la votazione.
           L'ostruzionismo fine a se stesso o inteso come aspetto di un basso gioco di concorrenza politica o di manifestazione di disprezzo per gli istituti parlamentari non può essere accettato dalle forze politiche che per la loro formazione storica reagiscono a tutte le forme di decadenza.
           Ma l'ostruzionismo può anche essere una forma di lotta giusta e necessaria quando un governo, forte di una maggioranza addomesticata intende usare il suo potere per imporre leggi fuori della legalità costituzionale.
           E' ancora vivo in moltissimi italiani il ricordo dell'azione ostruzionistica della Sinistra alla Camera dei Deputati nel maggio del 1899 per impedire l'approvazione delle leggi Pelloux contro le libertà democratiche di associazione, di stampa, di riunione, ecc. La Sinistra comprendeva allora 75 deputati: 43 radicali, 13 socialisti e 19 repubblicani, che certamente non erano i repubblicani di Pacciardi ma quelli di Mazzini. Attraverso ogni forma di ostruzionismo – centinaia di emendamenti, richiesta continua di votazioni per appello nominale e persino la sparizione delle urne – l'Opposizione riuscì a bloccare la votazione di quelle leggi scellerate, tanto che si arrivò, dopo un anno di discussioni, di sospensioni e di riprese, allo scioglimento della Camera.
           Ma il successo della tattica ostruzionistica dipende dalla larghezza dei gruppi politici che vi partecipano e dalla situazione generale politica nel Paese.
           Anche la creazione dell'Aventino da parte dell'Opposizione parlamentare dopo il delitto Matteotti fu in origine, sotto un certo aspetto, una forma attiva ostruzionismo. Ma appunto perché esso si isterilì in una azione formale e puramente dimostrativa i comunisti abbandonarono l'Aventino e tornarono alla Camera per continuare anche in quella sede la grande battaglia per la salvezza dell'Italia che essi conducevano contemporaneamente nel Paese e nel Parlamento.
           Recentemente alcuni momenti drammatici della vita parlamentare hanno potuto assumere aspetti di ostruzionismo, tanto appassionata e decisa è stata la lotta dei deputati comunisti e socialisti per denunciare la gravità di alcune decisioni governative. Ricordiamo, ad esempio, la lunga battaglia condotta nel marzo del 1949 contro l'approvazione del patto atlantico – il primo atto ufficiale di guerra del governo del 18 aprile – che vide impegnati per giorni e notti continui tutti i deputati dell'Opposizione.
           In definitiva l'ostruzionismo non si può accettare come metodo normale ma neanche si deve respingere in via assoluta poiché, non foss'altro che per richiamare l'attenzione di tutto il Paese sulla gravità di alcune decisioni governative, esso può essere utilmente applicato per il bene stesso della Nazione.
           I parlamentari comunisti e socialisti agiscono sempre per il bene della Nazione e sono in grado di valutare il metodo più giusto per la lotta in Parlamento che, tienilo sempre presente, è solo un aspetto della più grande lotta condotta nel Paese dalle masse popolari.




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