Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Letteratura sovietica (1952)

Ti preghiamo indicarci opere di autori sovietici tradotte in italiano particolarmente adatte per la gioventù. (I giovani della I Zona).

           Potrei assolvere l'impegno che ho assunto per questa risposta in un modo molto semplice: tutta la letteratura sovietica è letteratura valida anche per la gioventù e particolarmente quelle opere, che per il loro valore letterario e per il loro contenuto di significato universale sono state tradotte e pubblicate nei paesi a struttura capitalista, e quindi anche in Italia, proprio perché frutto di una selezione offrono una precisa e sicura indicazione.
           Potrei dirvi di non aver incertezze nella scelta, per l'acquisto e per la lettura, di libri di autori sovietici tradotti in italiano perché è sicuramente, qualunque potrà essere la vostra scelta, dilettevole e proficua sarà la vostra lettura.
           Però, sia perché la vostra domanda suscita considerazioni di ordine più generale che la semplice indicazione di autori o di opere, sia perché qualcheduno, che non è certo fra di voi, giovani compagni, ma che circola nel mondo beota dell'anticomunismo, potrebbe sentirsi autorizzato a dire la solita brillante frase: “ecco, basta che si tratti di faccende sovietiche e per i conformisti nostrani tutto va bene”, qualche parola in più è necessaria.
           Vi dicevo che tutta la letteratura sovietica è valida anche per i giovani poiché tranne le poche eccezioni che si riferiscono alla prima fase della edificazione socialista, quando il disintossicamento di alcuni aspetti deteriori tradizionali della letteratura borghese non era ancora completo, essa è espressione di un nuovo mondo lanciato, senza nessuna remora nel suo interno, sulla strada dell'avvenire e del progresso ed è permeata di quegli elementi di slancio rivoluzionario, di entusiasmo creatore, di vigore, di disinteresse dal punto di vista individualistico, che sono proprio gli elementi tipici della giovinezza.
           Sarebbe oggi estremamente difficile indicare a un giovane opere di scrittori del mondo borghese, poiché oggi la letteratura borghese tende a raccogliere quanto vi è di corrotto o di malato nell'umanità, a esaurirsi nel gioco delle immagini più o meno belle e, quando dice di affrontare il tema sociale, a fermarsi alla critica del costume non sapendo o non volendo giungere al fondo della questione, alla critica della struttura sociale.
           La letteratura sovietica rispecchia una società profondamente morale, raccoglie i valori positivi dell'umanità, rappresenta, sempre realisticamente, quanto di meglio vi è nell'uomo, non solo per quello che è già oggi ma per quello che certamente sarà nell'avvenire.
           Per questo gli scrittori sovietici sono stati definiti da Stalin “ingegneri delle anime”. Gli scrittori sovietici hanno rotto, come dice Zdanov, con il romanticismo di vecchio tipo, con il romanticismo che descriveva la vita inesistente di eroi inesistenti, che spingeva i lettori verso il mondo dell'utopia. Essere ingegneri delle anime vuol dire tenersi sui propri piedi, nella terra della vita reale.
           Poiché mi chiedete segnalazioni specifiche, voglio limitarmi a qualche opera, fra le più note e importanti, che hanno come protagonista la gioventù. Fra queste, famosissima in tutto il mondo, “La giovane guardia”, di Fadev, “Gli studenti” dello scrittore 27 enne Juri Trivenov, premio Stalin 1951, “La stanitza galleggiante” di V. Zakrutkin. E ancora “Lontano da Mosca” di Ajaiev e “Consigli ai genitori” (pieno di ottimi consigli anche per i giovani) di Makarenko e “Il poema pedagogico”, sempre di Makarenko.
           Notevolissima e tipica di una società socialista è la produzione sovietica per i giovani e per i giovanissimi nel campo della divulgazione scientifica. Tutti voi giovani dovete leggere opere come “Terra in fiore” di Safonov, “Come l'uomo divenne gigante” di Ilin e Segal, “Cielo e terra” di Sajonov. In esse, come scrive un critico sovietico, “respira la volontà di credere, il desiderio del lavoro costruttivo provato dall'uomo che vive nelle condizioni di pacifica edificazione. Esse respirano una volontà di pace e di felicità per l'umanità laboriosa”.




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