Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Delitto di genocidio (1952)

Ho letto talvolta sui giornali del delitto di genocidio e di Convenzioni che gli Stati avrebbero firmato contro tali delitti. Di cosa si tratta? Noi italiani siamo interessati a tali accordi? (Mario Lessi – Cornigliano)

           Il delitto di genocidio (etimologicamente genocidio significa uccisione delle stirpi) è entrato ufficialmente nel diritto internazionale con la Convenzione adottata il 9 dicembre 1948 dall'Assemblea Generale dell'ONU. Con tale Convenzione sono stati dichiarati crimini internazionali una serie di atti tendenti allo sterminio, totale o parziale, di gruppi nazionali, etnici, razziali o religiosi, quali l'uccisione di esseri umani per il fatto di appartenere ad un determinato gruppo o razza, la creazione di situazioni psicologiche o morali di inferiorità nei confronti degli appartenenti al gruppo, l'imposizione di condizione di vita destinata a causarne la scomparsa, la proibizione delle nascite, il prelevamento forzato dei fanciulli, ecc.
           Tale Convenzione ha voluto rappresentare essenzialmente la condanna solenne del razzismo dopo gli spaventosi delitti che, in nome di una anti-umana e criminale teoria sulla superiorità di una razza sulle altre, erano stati consumati dal nazismo.
           Nella Convenzione per la prevenzione e per la repressione del delitto di genocidio, tale delitto viene considerato non solo per le responsabilità che si possono assumere gli Stati, ma anche per atti singoli compiuti da cittadini, per cui gli Stati che hanno firmato la Convenzione si sono impegnati ad emanare e ad applicare sanzioni penali efficaci contro chiunque si rendesse colpevole di azioni di tipo razzista.
           Si può forse rimanere stupiti che, in un'epoca che si definisce civile, sia stato necessario adottare una tale Convenzione, poiché i principii in essa contenuti corrispondono alle più elementari concezioni del diritto delle genti.
           E' certamente lo storico futuro, quando studierà le forme della “civiltà” dei nostri tempi e tratterà delle convenzioni internazionali, illustrando quella sul genocidio, più o meno utilizzerà il suo dire: “Verso il duemila, quando ancora la barbarie dominava una parte della terra, quando era ancora possibile che un uomo o una donna o un fanciullo fossero uccisi o perseguitati solo perché negri o perché ebrei...”.
           Purtroppo la Convenzione del 1948 non ha solo il significato di condanna di un terribile passato, ma risponde ad esigenze sempre vive, poiché il veleno razzista circola sempre nel sangue di molta gente e perché le stesse guerre hanno assunto il carattere di sterminio in massa dei popoli.
           Il genocidio non è un fatto del passato, non è rappresentato solo dallo sterminio dei pellirossa effettuato dai “civilizzatori” d'America, dai massacri dei negri all'epoca delle trasmigrazioni forzate o delle “colonizzazioni” imperialiste, dai pogrom della Russia zarista o della Polonia dei grandi feudatari, dalle atrocità naziste e fasciste nel “ghetto” di Varsavia e ad Auschwitz o in qualche quartiere di Roma. Il delitto di genocidio è sempre storicamente attuale, esso continua a manifestarsi con il linciaggio dei negri, con le discriminazioni in atto fra razza e razza negli Stati Uniti d'America o nel Sud Africa o nei Paesi coloniali o semicoloniali, nella guerra di sterminio contro l'eroico popolo coreano, nel programma e nelle azioni del Ku-Klux-Klan, nelle concezioni sui “piccoli gialli” o sui “barbari negri” che ancora circolano fra molti “benpensanti”.
           Comunque, la Convenzione internazionale sul genocidio rappresenta una grande conquista delle genti, si tratta di farla applicare e in questo compito debbono trovarsi uniti tutti gli uomini liberi, tutti gli uomini che hanno il rispetto della loro stessa umanità.
           L'Italia ha aderito recentemente – il 6 giugno 1952 – alla Convenzione così come avevano già fatto altri Stati non membri dell'ONU, quali la Bulgaria, l'Ungheria, la Romania, il Viet-Nam, ecc.
           E ciò non può che essere approvato da tutti gli italiani.




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