Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


La questione di Trieste (1952)

Quali sono le differenze sostanziali fra la posizione dell'URSS e quella degli “occidentali” sulla questione di Trieste? (Renelli Remo) / E' vero che l'URSS ha caldeggiato in un primo tempo l'annessione di Trieste alla Jugoslavia per cambiare poi parere quando Tito è stato “sconfessato”? (Silvano Rabbini – Migliarina, La Spezia) / Perché voi comunisti non sostenete il ritorno di Trieste all'Italia, ma vi limitate a chiedere l'applicazione del trattato di pace? (P.N. - Vostro simpatizzante – La Spezia)

           Delle tante lettere ricevute in questi giorni sulla questione di Trieste ho tratto da alcune di esse le domande a cui mi accingo a rispondere, quali espressioni dei più ricorrenti termini falsi e veri del problema.
           Vorrei subito dire anzitutto, che è assolutamente falsa l'affermazione secondo la quale i comunisti non sostengono il ritorno di Trieste all'Italia, ma si limitano a richiedere l'applicazione del trattato di pace il quale prevede la creazione di un T.L.T. staccato dalla Madre Patria. I comunisti, difensori non solo a parole dell'unità nazionale, non soltanto hanno sempre posto il ritorno di Trieste all'Italia come uno degli obiettivi essenziali della politica nazionale, ma hanno anche indicata la strada da imboccare affinché tale ritorno possa avvenire. I comunisti elaborano la loro politica sulla base delle situazioni reali e non sulla base di retoriche declamazioni patriottarde e la situazione reale che si verificò nel 1945 a Trieste, per colpa della guerra fascista, per colpa di tanta di quella gente che continua a dilettarsi con le menzogne anticomuniste, fu l'occupazione del territorio triestino da parte di truppe inglesi, americane e jugoslave.
           Non si tratta di dire che Trieste è italiana – è ben facile dire ciò anche per coloro che manovrano per mantenervi gli stranieri – si tratta di dire come Trieste può essere strappata agli intrighi e alla corruzione degli imperialisti e tornare all'Italia.
           E vorrei ricordare, per quanto si riferisce all'affermazione dell'italianità di Trieste, che fu proprio il compagno Togliatti a richieder ed a ottenere una dichiarazione in tal senso dallo stesso Tito. Il grande significato politico del viaggio di Togliatti a Belgrado nel Novembre del 1946, che si volle distruggere da parte del governo di De Gasperi e di Sforza, fu proprio la creazione di una piattaforma per l'apertura di trattative fra Roma e Belgrado sulla base della riconosciuta italianità di Trieste da parte jugoslava.
           Per quanto si riferisce alle posizioni dell'URSS da una parte e degli “occidentali” dall'altra, esse si possono sintetizzare nelle seguenti: 1.) l'URSS ha impostato la soluzione del problema di Trieste sul principio fondamentale dell'autodecisione dei popoli e sul rispetto dei trattati; 2.) gli “occidentali” hanno sempre agito con lo scopo di mantenere e potenziare a Trieste una loro base militare, hanno manovrato per rendere inoperante il trattato di pace che stabiliva l'evacuazione di tutte le truppe straniere dal T.L.T., hanno seguito la politica dell'inganno facendo promesse che sapevano mai sarebbero state rispettate, hanno fatto di Trieste uno strumento dei loro bassi intrighi con i nazionalisti titini.
           La creazione del T.L.T. fu stabilita, su proposta francese, nel 1946 dal Consiglio dei Ministri degli Esteri dell'URSS, degli S.U., dell'Inghilterra e della Francia, in attesa dell'elaborazione del trattato di pace con l'Italia.
           E' storicamente falsa l'affermazione secondo la quale l'atteggiamento dell'URSS sia mutato con il mutare della situazione jugoslava; l'URSS non ha mai sostenuto la cessione di Trieste a Tito.
           Già il 14 Settembre 1946 – quando il tradimento di Tito non si era ancora rivelato – la delegazione sovietica alla conferenza della Pace propose che il potere legislativo ed esecutivo del T.L.T. fosse esercitato dai triestini stessi attraverso un Consiglio di Governo ed un'Assemblea Popolare eletta a suffragio universale e segreto e che i poteri del Governatore, da eleggere fra cittadini non italiani e non jugoslavi, in attesa che il popolo triestino decidesse liberamente della propria sorte, si limitassero a far rispettare lo statuto dell'O.N.U. Gli “occidentali” richiedevano, invece, per il Governatore, poteri assoluti nei rapporti con l'estero, per la nomina e la destinazione dei magistrati, per la decisione a suo completo arbitrio sulle cosiddette “misure necessarie”.
           Il 9 ottobre 1946 alla Conferenza della pace, Molotof denunciò apertamente la natura coloniale dello statuto che gli “occidentali” stavano preparando per Trieste, ribadì le proposte sovietiche e chiese la fissazione entro brevissimo tempo e con precisione della data dell'allontanamento delle truppe straniere dalle due zone.
           Il trattato di pace, data la preponderanza numerica degli “occidentali”, sancì i poteri assoluti al governatore ma stabilì anche, secondo la tesi sovietica, che alla nomina del governatore tutte le truppe di occupazione avrebbero dovuto abbandonare il T.L.T.
           Per questo non si è mai riusciti a ottenere la nomina del governatore. L'URSS ha proposto una serie di candidature, tutte non “sospette”, quali quella del francese Maurice De Jean, dell'inglese Fruckiger, del belga Buissere, ha accettato anche la candidatura di Azcarate (Spagna) proposta dalla Jugoslavia, ma sempre gli “occidentali” hanno bocciato tutte le candidature, non perché le persone proposte non meritassero la loro fiducia, ma perché la nomina di un qualsiasi governatore li avrebbe costretti a ritirare le truppe dal T.L.T.
           Sulla beffa della nota tripartita è inutile tornare: siamo arrivati al punto, dopo quattro anni, che solo a parlarne si prendono manganellate sia a Trieste sia a Roma... Il governo di De Gasperi si è accodato alla posizione “occidentale”, non ha mai invocato l'applicazione dei patti che avrebbero cancellato dal volto di una amatissima città italiana l'offesa dell'occupazione straniera, ha fatto finta di credere ad una dichiarazione che egli stesso aveva sollecitato per puro fine elettorale, è giunto a far manganellare gli italiani che protestavano per le violenze degli alleati.
           L'”atlantismo” di De Gasperi costa caro anche a Trieste come a tutta l'Italia: del resto come può un governo che, dopo la fine della guerra ha accettato truppe straniere a Livorno, a Napoli, ad Augusta, lottare perché si renda libera Trieste?
           La politica del nostro governo per la soluzione del problema di Trieste ha dato i frutti che oggi tutti conoscono; spartizione del territorio, permanenza degli anglo-americani e... bastonate e carcere per chi osa gridare “Viva Trieste Italiana”.




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