Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


A un “quasi-amico” (1952)

Avevo letto e avevo approvato il suo corsivo di protesta per il mancato visto a De Sica da parte delle autorità americane. Ma ho saputo poi che De Sica è andato negli Stati Uniti. Deve riconoscere, signor Direttore, che, in tale circostanza, “l'Unità” non ha detto la verità. (Un suo quasi-amico)

           Il corsivo a cui lei si riferisce commentava la notizia del rifiuto del visto di entrata negli Stati Uniti non solo per Vittorio De Sica ma anche per Cesare Zavattini.
           Lei mi fa rilevare che De Sica è andato effettivamente in America, permette che, da parte mia, le faccia rilevare che Cesare Zavattini è rimasto in Italia. Forse lei sarebbe disposto ora a concedere al nostro giornale un attestato di verità al 50 per cento, ma mi trovo costretto ad insistere per ottenere il 100 per cento di quanto ci spetta, poiché è proprio il fatto che Zavattini sia rimasto ai margini della pista di volo di Ciampino a sventolare il classico fazzoletto di saluto per la partenza di De Sica che conferma l'esattezza di quanto da noi pubblicato.
           La notizia, derivata da una comunicazione fatta gli interessati dagli uffici della Presidenza del Consiglio, era stata pubblicata il 28 febbraio u.s. da un giornale romano della sera e ripresa il giorno seguente, 29 febbraio, da numerosi giornali italiani.
           Essa era grave, indubbiamente, ma non era sorprendente dopo tanti clamorosi esempi offerti dalla commissione per l'applicazione della legge sulle “attività antiamericane”. Non più tardi di due giorni prima era stato comunicato il divieto di ingresso negli Stati Uniti all'impresario teatrale Remigio Paone, legato nella sua specifica attività ad imprese americane ma... colpevole di essere stato candidato nelle liste del Fronte Popolare nel 1948.
           La notizia riguardante De Sica e Zavattini era perciò perfettamente verosimile, era anche perfettamente vera e solo le proteste che essa ha suscitato anche negli Stati Uniti hanno costretto le autorità americane a rivedere la primitiva decisione. Per Zavattini però la porta della “democrazia americana” è rimasta finora sbarrata, forse perché il nostro grande umorista ha legato il suo nome al film del comunista De Santis “Roma ore 11”.
           Abbiamo dunque scritto il falso?
           Allo stesso modo, caro quasi-amico, lei avrebbe potuto accusarci di aver falsamente annunciata l'espulsione dall'Italia di Pablo Neruda dato che il poeta cileno si trova sempre a Capri. Ma Neruda era stato “veramente” espulso dall'Italia del governo di De Gasperi, era stato prelevato dalla polizia italiana a Napoli e accompagnato a Roma, per essere poi condotto alla frontiera. Se è rimasto in Italia non è perché non fosse vera la notizia della sua espulsione, ma perché De Gasperi e Scelba hanno dovuto cedere di fronte alle indignate proteste che il grave atto antidemocratico aveva sollevato in Italia e fuori d'Italia.
           A quando, caro quasi-amico, l'eliminazione di quel “quasi”?




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