Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


P.C.I. e disoccupati (1952)

Non sono iscritto al PCI ma leggo assiduamente “l'Unità” perché vi trovo molti elementi che mi permettono, nelle discussioni con amici, di chiarire le questioni politiche e sindacali che più interessano i lavoratori. Non ho saputo però cosa rispondere ad alcuni compagni di lavoro i quali, riferendosi specialmente al vostro compagno Togliatti che è stato alla testa dei lavoratori dell'ILVA di Bolzaneto nella lotta di un anno fa e che attualmente è disoccupato, mi hanno detto che il PCI non si interessa di trovare lavoro per quei lavoratori che si sono tanto sacrificati per il bene di tutti. (Cesare Corsini – Sampierdarena)

           Non voglio qui discutere quali possibilità possa avere un Partito politico, qual'è il Partito Comunista, per risolvere individualmente il problema dell'occupazione operaia. Indipendentemente dal fatto che la disoccupazione è crescente per effetto di una politica governativa i cui termini antinazionali sono dal nostro giornale quotidianamente chiariti, credo che quei suoi compagni di lavoro sappiano almeno che il Partito Comunista non è “padrone” di fabbriche o di imprese qualsiasi attraverso le quali possa svolgere una propria azione di impiego di mano d'opera e sappiamo anche che non è la commendatizia del Partito Comunista la più valida per intenerire i cuori dei veri “padroni”.
           La solidarietà e la fraternità dei comunisti, non solo verso i compagni disoccupati ma verso qualsiasi lavoratore che soffre, si esprime anche nelle forme individuali, secondo quanto è nelle reali possibilità, ma la concreta, effettiva solidarietà dei comunisti si esprime con la grande lotta che il Partito conduce per estirpare le radici stesse della piaga sociale della disoccupazione, per assicurare a tutti gli uomini, con il lavoro, la serenità e la gioia della vita.
           Il caso che lei cita e che le è stato posto dai suoi amici è proprio un esempio non della insensibilità dei comunisti, ma della profonda coscienza dei comunisti.
           Fogliati è stato l'operaio investito delle maggiori responsabilità dalla fiducia dei suoi compagni di fabbrica nella lotta che, per la difesa dello stabilimento Ilva di Bolzaneto, venne condotta sotto la guida delle organizzazioni sindacali unitarie e con l'appoggio di tutte le forze democratiche e quindi anche soprattutto con l'appoggio della Federazione genovese del P.C.I.
           Insieme con i suoi compagni, Fogliati ha lottato non solo per difendere il suo pane ma per difendere un patrimonio nazionale di produzione, ha lottato quindi non solo per risolvere una specifica questione di occupazione di mano d'opera, ma per difendere uno strumento dello sviluppo della nostra economia.
           La lotta per l'Ilva raggiunse, come noi tutti ricordiamo sempre con intensa emozione, dei momenti veramente epici e la “Colata della Pace”, l'ultimo atto produttivo compiuto dallo stabilimento portato alla morte dalla politica economica del governo, resta una delle più alte espressioni della coscienza patriottica dei lavoratori.
           Nella fase ultima delle trattative fu stabilito il reimpiego in diverse aziende per i lavoratori che dovevano lasciare lo stabilimento. Fogliati, come un bravo capitano che abbandona per ultimo la nave, entrò ultimo nella lista di un gruppo residuo di 50 lavoratori che avrebbero dovuto essere assunti da un'impresa appaltatrice di lavori di ricupero dello stabilimento smobilitato.
           Quell'impegno non venne rispettato, quei 50 lavoratori non sono stati assunti secondo i termini concordati e il compagno Fogliati non ha mai chiesto né alle organizzazioni politiche né a quelle sindacali particolari attenzioni per la sua persona, proprio perché nessuno dei suoi compagni ancora senza lavoro potesse dubitare che egli, a suo personale vantaggio, si fosse avvalso della posizione preminente in cui si era trovato nel corso della lotta.
           Perché, in un pomeriggio domenicale, lei e i suoi amici non fanno una passeggiatina sino a Pontedecimo? Siamo in primavera, sono così ridenti le colline di S. Cipriano, di Cesino, di Ceranesi che circondano Pontedecimo, già con i mandorli fioriti e i peschi soffusi dal primo colore rosa.
           Fate una passeggiata fino a Pontedecimo, non solo potrete godere più direttamente del dolce risveglio della natura, ma potrete fare anche quattro chiacchiere con un galantuomo, cosa che vi farà bene al cuore al pari della serenità dell'aria.
           Andate alla sezione del P.C.I., vi troverete certamente, anche nel pomeriggio della domenica, il Segretario, il compagno Fogliati.
           Egli continua la sua lotta, quella che con il nome di “Falco” aveva condotto come partigiano sui nostri monti, quella che lo ha visto dirigente operaio nel “suo” Stabilimento, quella che lo vede ora dirigente della “sua Sezione”. Egli vi racconterà ancora la bella storia della lotta dell'Ilva, egli vi dirà, senza dirvelo, come sono i comunisti.




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