Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Criminalità e struttura sociale (1952)

Con l'avvento del comunismo in Russia come si presenta attualmente la questione della criminalità? (Valier Baiardo – Via Buonincontri, 1 bis – S. Margherita Ligure)

           Credo che non occorrano particolari convinzioni ideologiche per ammettere che la cronaca nera e la cronaca giudiziaria dei paesi capitalistici abbiano fondamentalmente la loro origine nelle insufficienze della costruzione sociale. La miseria, la disoccupazione, la disgregazione delle famiglie, la promiscuità nelle abitazioni, la corruzione e lo spirito di violenza creato dalle ricorrenti situazioni di guerra, la supremazia del denaro sui valori morali, la stessa deformazione delle coscienze, il riflesso di una morale sociale che esalta il “forte” e il “furbo”, costituiscono le cause primordiali della stragrande maggioranza dei fatti delittuosi.
           Una società che assicura il lavoro per tutti gli uomini e per tutte le donne, definendolo “dovere e punto d'onore di tutti i cittadini”, che si fonda sulla identità degli interessi di tutti i suoi membri e non sul contrasto degli interessi, che ha fatto dei mezzi di produzione il patrimonio di tutto un popolo, che ha posto fuori legge ogni propaganda di odio e di guerra, che vede aumentare costantemente il livello di vita generale dei suoi componenti, una tale società ha tagliato le radici stesse della delinquenza e della corruzione.
           Il problema della criminalità di un paese socialista, qual'è l'Unione Sovietica, si presenta quindi in termini completamente diversi da quelli di un paese capitalistico. I cittadini sovietici che vengono portati davanti alla giustizia costituiscono oggi una percentuale irrilevante. In un bellissimo articolo, La giustizia sovietica, (in “Etudes Soviétiques” Gennaio 1949), un giudice popolare, G. Ivanov, scrive ad esempio, che nel distretto della sua giurisdizione, il distretto di Stréletsk, mentre al tempo degli zar il 16% della popolazione aveva a che fare con la giustizia, oggi tale rapporto è ridotto a meno dell'uno per cento e prevalentemente per questioni che riguardano affari civili.
           Nei giornali sovietici (vedere in proposito alcuni esempi riportati da Paolo Robotti in “Nell'Unione Sovietica si vive così”, vol. II, pag. 151) si trovano ancora notizie relative a fatti, come furti, truffe, speculazioni su merci sottoposte a controllo, che noi chiameremmo di cronaca nera. Tali fatti, che hanno la loro origine nei residui di una morale sociale che per secoli ha regolato i rapporti degli uomini, che sono talvolta il riflesso dell'esistenza del sistema capitalistico dei paesi vicino all'Unione Sovietica, sono sempre più rari.
           Del resto la comparazione statistica fra il numero dei reati prima della Rivoluzione con quelli attuali non può assumere un significato assoluto poiché il diritto penale sovietico ha, ovviamente, una impostazione e una finalità ben diverse da quelle del diritto penale dei paesi capitalistici. Non è qui il caso di entrare in una questione che richiederebbe, fra l'altro, competenza ben maggiore della mia. Credo che lei non abbia difficoltà ad ammettere che le leggi create da una classe dominante sono dirette essenzialmente a difendere gli interessi di quella classe mentre le leggi create da uno Stato che ha distrutto la divisione in classi della società sono dirette solo alla difesa dell'intera collettività. Nell'Unione Sovietica come sono cadute le cause della comune criminalità di una società malata, sono emersi d'altra parte nuovi concetti sulle responsabilità del cittadino verso la collettività, verso la patria socialista.
           Davanti alla giustizia compaiono ormai raramente ladri o truffatori, ma può capitare, ad esempio, che insieme con un magazziniere che abbia asportato merci compaia come imputato anche il suo direttore d'azienda il quale, con il disordine o la mancanza di senso di responsabilità o l'assenza di controllo, ha creato e mantenuto le condizioni entro le quali è maturato il furto. Così pure, dal 12 marzo scorso la legge votata dal Soviet Supremo in difesa della pace ha considerato come delitto comune ogni atto di propaganda di guerra.
           Questa “criminalità” purtroppo è sconosciuta dalle nostre parti...




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