Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


“Investimenti” civili (1952)

Le decisioni dell'ultimo Consiglio dei ministri sono state presentate da “l'Unità” solo come atti di guerra. Non avete tenuto alcun conto che il governo non si è limitato a fare degli stanziamenti per gli armamenti, ma ha destinato anche dei fondi per le opere civili, dimostrando così di preoccuparsi nello stesso tempo sia della difesa del Paese, sia delle sue esigenze interne. (G.S. - Genova)

           Senza entrare nel giudizio degli scopi di guerra o di difesa degli armamenti imposti dalla politica atlantica – se Lei è un lettore del nostro Giornale credo che abbia elementi più che sufficienti per conoscere la posizione del nostro Partito su tale questione – voglio solo mantenermi nel campo finanziario.
           E' bene anzitutto che Lei conosca la realtà finanziaria degli “aiuti” americani. Il Mondo Economico, una rivista che non Le sarà sospetta, ha scritto: “Il piano triennale di riarmo europeo comporterà una spesa sui 65 miliardi di dollari, alla quale gli Stati Uniti contribuiranno soltanto per 18. Sono pertanto 48 miliardi di dollari di spese che gli Stati europei dovranno affrontare, ciò che vorrebbe dire un carico annuo sui 16 miliardi di dollari, cioè più di quanto non siano stati in quattro anni gli aiuti del piano Marshall a tutti i paesi dell'OECE”.
           Un bell'affare dunque lo hanno fatto i Paesi che si sono lasciati marshalizzare!
           La nostra quota di partecipazione a questo bell'affare, come ci ha detto De Gasperi, è per l'anno in corso di 612 miliardi. E' bene anche ricordarLe che gli aumenti imposti dagli americani nelle spese per il riarmo hanno portato ad un aggravamento della nostra situazione finanziaria generale, poiché il deficit è passato da 396 miliardi a 497 miliardi.
           Negli stessi termini della propaganda governativa Lei vuoi contrapporre gli stanziamenti per le opere pubbliche civili a quelli per gli armamenti. Vediamo un po' da vicino queste faccende.
           Anzitutto le cifre annunciate ammontano a 258 miliardi ripartite fra tutti i settori della vita nazionale, dall'edilizia, all'agricoltura, all'industria, ecc., di fronte ai 612 miliardi assorbiti dalla sola voce degli armamenti. Il famoso piano di investimenti si risolve in definitiva in uno spolverio di fondi di natura chiaramente preelettorale che lascia tutti i problemi aperti come prima. Le pare serio, ad esempio, la cifra di tre miliardi per le costruzioni navali?
           Per quanto riguarda poi la rispondenza di questi stanziamenti alle esigenze più pressanti del Paese, basterà rilevare, penso, che il governo ha ignorato completamente il Polesine e le opere indispensabili per prevenire le alluvioni: neanche un miliardo dei 290 necessari per le più urgenti sistemazioni fluviali.
           Ma gli stanziamenti per le spese pubbliche, anche per cifre così ridotte, saranno poi effettivamente erogati? Qualche dubbio in proposito è più che legittimo, poiché dall'esame dei residui passivi del bilancio scorso, risulta che delle spese previste per l'Agricoltura solo il 28,70 per cento risulta erogato e di quelle per i Lavori Pubblici solo il 30,40 per cento. Le spese previste per il Ministero della difesa sono state erogate invece per il 63,10 per cento.
           Altro è stanziare, altro è spendere e quando si tratta di spendere la precedenza assoluta è data alle spese di guerra.




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