Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Taylorismo e stakanovismo (1952)

Vorremmo conoscere le differenze fondamentali fra taylorismo e stakanovismo, con qualche accenno al fordismo. (Baggioli Mario – Sanremo – Due compagni di Carrara e altri).

           Parecchi lettori, in forma diversa e anche per ragioni diverse, ci pongono in questi ultimi tempi il tema della produttività del lavoro e, più particolarmente, in termini contrapposti, i temi del taylorismo e dello stakanovismo. Il fatto è che l'ultima trovata degli americani è stata quella di tentare la creazione nelle nostre fabbriche dei cosiddetti “comitati di produttività”, organismi la cui origine “atlantica” è evidente non foss'altro per il fatto che la partecipazione dei lavoratori a fianco dei padroni o dei loro rappresentanti, è stata data in esclusiva ai dirigenti “liberini”.
           In questa circostanza, a quanto ci risulta dalle lettere ricevute, alcuni dirigenti industriali hanno riesumate le vecchie magiche parole del “taylorismo” o del “fordismo”, sistemi secondo loro, razionali e scientifici, dei quali lo stakanovismo, espressione di uno “sfruttamento di Stato”, rappresenterebbe una inumana involuzione.
           La faccenda assume subito un aspetto ridicolo quando si rileva che i cosiddetti “comitati di produttività” e i principi della “organizzazione scientifica del lavoro” dovrebbero essere applicati in fabbriche in cui l'attuale carico di lavoro non assorbe talvolta neanche il decimo del potenziale produttivo normale.
           Su scali deserti ed entro capannoni che racchiudono ormai da anni solo il silenzio delle macchine ferme, vi è qualcuno che va predicando di “produttività” proprio a quei lavoratori che per riempire gli scali o per far marciare delle macchine non hanno fatto delle chiacchiere, ma hanno condotto delle dure e gloriose battaglie.
           Il punto di partenza di questo ritorno verbale ai principi di una razionalità del lavoro è quindi falso. D'altra parte nella situazione attuale del nostro Paese la contrapposizione di un sistema tipico dello sfruttamento capitalistico ad un altro tipico dell'emulazione socialista non può certo porsi come un'alternativa, ma solo su un piano di chiarificazione anche ideologica.
           A quei lettori che ancora una volta hanno riproposto i temi del taylorismo e dello stakanovismo chiedendo in cosa si differenziano i due sistemi, penso che si potrebbe rispondere che si tratta in definitiva della differenza che passa fra una società basata sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e una società che ha abbattuto ogni forma di servitù e di sfruttamento.
           Il principio del taylorismo si esprime nella definizione dell'uomo ridotto in “gorilla ammaestrato”, ossia dell'uomo al quale è stata tolta la scintilla dell'intelligenza, la capacità dell'iniziativa, le stesse risorse della fantasia, per essere ridotto ad un elemento fisico macchinale del processo produttivo.
           Ricordate “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin? Ricordate quell'ometto, portato al limite della follia dall'automatismo di un gesto, sempre lo stesso gesto, che era condannato a compiere entro quella mostruosa fabbrica? Ebbene Chaplin ha voluto allora coraggiosamente rappresentare l'uomo “Taylor”, l'uomo dell'americanismo, e mai come in quella circostanza la sua comicità è stata tanto amara.
           L'esigenza della distruzione di ogni spiritualità e di ogni umanità nel lavoratore, che è al fondamento della cosiddetta razionalità capitalistica, ha trovato le più incredibili manifestazioni nel “fordismo”, formula avanzata di “organizzazione scientifica del lavoro” che interviene anche nella vita privata del lavoratore. Il “fordismo” arriva ad occuparsi anche delle funzioni sessuali del lavoratore, poiché anche le energie nervose vanno controllate per la “produttività” padronale.
           Così come Ford, uno dei creatori dell'americanismo, padrone di intere città industriali, ha creato il suo sistema, Stakanov, perforatore delle miniere di carbone del Donez, operaio del socialismo, ha creato il suo sistema. L'uno è il sistema creato dall'alto, dal padrone, per i propri interessi, l'altro è il sistema creato dal basso, dal lavoratore, in una società senza classi, per l'interesse di tutta la collettività.
           Come la produttività capitalistica ha rappresentato a suo tempo una rottura del sistema feudale e quindi un elemento di progresso, così oggi la produttività socialista costituisce un elemento di rottura del sistema capitalistico e quindi un nuovo e potente elemento di progresso.
           E il lavoratore stakanovista, ossia l'operaio che interviene coscientemente nel processo produttivo, è la grande figura dell'uomo nuovo della società socialista. Come ha detto Stalin, esso non poteva che nascere dove la vita si è fatta più gioconda, in un mondo senza crisi, senza disoccupazione, non poteva che nascere in una società socialista.
           Al lettore che desidera cenni bibliografici suggerisco particolarmente Stalin, Questioni del Leninismo, vol. II, pag. 223 e seg; Gramsci, Note sul Machiavelli, cap. VI.




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