Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Stampa infantile (1951)

Ho avuto una discussione con alcune mie colleghe relativamente alla legge sulla stampa infantile. Sono simpatizzante del Partito Comunista e come tale ho sempre sostenuto la pericolosità di molte delle attuali pubblicazioni per fanciulli e in classe ho spiegato agli scolari l'insidia morale e spirituale dei fumetti. Alcune mie colleghe mi dicono che i comunisti fanno solo della falsa propaganda poiché essi al Parlamento si oppongono all'approvazione della legge proposta dai democristiani tendente appunto a permettere il controllo di certe pubblicazioni. (Una insegnante di scuola elementare)

           La questione della stampa per i ragazzi investe il delicato problema dell'educazione dell'infanzia e più particolarmente l'educazione culturale. Indubbiamente oggi la stampa per l'infanzia è divenuta veicolo di diffusione di quei germi di corruzione che purtroppo, ed in quantità crescente, sono prodotti dal corpo di questa società malata. Noi, che da parecchio tempo abbiamo lasciato dietro alle nostre spalle i sogni dell'età infantile, restiamo sconcertati quando ci vien dato di scorrere qualche saggio delle letture preferite dai ragazzi d'oggi. Parrebbe passato per sempre il tempo delle dolci fiabe e che Pinocchio o Peter Pan o Gulliver non abbiano più nulla da dire alle nuove generazioni.
           Il problema dunque esiste ed è grave, e contro la letteratura dei gangsters, delle aggressioni e delle morbosità sessuali hanno sempre agito i comunisti e non solo con la propaganda. Spero che lei segua il movimento dei “pionieri”, che lei conosca il settimanale “Il Pioniere”: dai fatti stessi lei avrà potuto trarre gli argomenti per far conoscere alle sue colleghe la nostra concezione dell'educazione dell'infanzia. E se vuol riferirsi ad esperienze più definitive, perché tratte da un mondo che ha estirpate le radici di tutti i mali sociali, faccia conoscere alle insegnanti, tanto premurose della formazione spirituale e culturale del fanciullo le opere di A.S. Makarenko e particolarmente “Consigli ai genitori” (Edizioni Italia-URSS – Noi donne 1950) che, nella sua semplice ed elementare prosa, ha tutto l'ampio respiro di un poema profondamente umano.
           Quindi la lotta contro la cattiva letteratura infantile, da chiunque sia condotta, trova nei comunisti dei naturali alleati. Ma non siamo convinti che la legge attualmente in discussione al Parlamento sia diretta proprio a raggiungere lo scopo che dichiara. Lei sa che la stragrande maggioranza degli albi a fumetti, che hanno invaso le famiglie italiane, ha origine americana e quindi non può non apparire sospetto il fatto che proprio coloro i quali si sono fatti in Italia esaltatori del modo di vivere americano siano improvvisamente assaliti da certi scrupoli. La legge proposta non è accettabile dai comunisti non per il suo oggetto, ma per le forme che essa sceglie e particolarmente per il fatto che essa tende ad istituire la censura preventiva. Se si vuole agire verso gli editori della stampa malsana, vi è il sequestro delle pubblicazioni, vi sono le denunce all'autorità giudiziaria, vi sono tante misure repressive, molte delle quali già attuabili secondo le leggi vigenti. Noi abbiamo ragione di ritenere – indipendentemente da fatto pregiudiziale che la censura preventiva è contro la Costituzione Repubblicana – che questa legge definita di controllo della stampa per l'infanzia sia un po' come la famosa legge di Scelba sulla difesa civile. Ossia si dice una cosa per volerne fare un'altra.
           Aperta la porta ai “censori” democristiani, chi li fermerebbe più?




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