Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Solidarietà sovietica (1951)

Perché l'Unione Sovietica non invia soccorsi agli alluvionati? La solidarietà internazionale non deve essere legata alla politica estera del governo; sbaglia l'Unione Sovietica a rimanere indifferente di fronte alla nostra sciagura solo perché oggi la politica di De Gasperi si basa sull'antisovietismo. (Un gruppo di lettori)

           Domande di questo tipo, talvolta espresse da qualche propagandista parrocchiale in termini irriproducibili, ne ho ricevute diverse nei giorni scorsi. La risposta a queste domande può apparire superata dagli eventi poiché, e non poteva che essere così, i lavoratori sovietici hanno manifestato concretamente la loro solidarietà con il popolo italiano. Mi si potrebbe anche obiettar che la risposta è facile dopo l'annuncio dato dai Sindacati, dalle Cooperative e dalle Organizzazioni femminili delle generose offerte dei lavoratori sovietici per alleviare le sofferenze degli italiani colpiti dalle inondazioni. Pure, a mio giudizio, le domande che mi sono state rivolte in gran numero, molte delle quali perfettamente eguali nella forma e nella banalità, tanto da denunciare troppo scopertamente la produzione centralizzata del veleno che contenevano, meritano lo stesso una risposta poiché credo sia utile che gli uomini onesti si fermino ancora un momento a considerare a quali bassezze e a quali contraddizioni sono trascinati coloro che si sono lasciati acciecare dall'odio di parte.
           Si sarebbe potuto supporre che le precedenti altre manifestazioni di solidarietà date dall'Unione Sovietica al popolo italiano avrebbero dovuto almeno rendere più prudenti i propagandisti dei Comitati Civici.
           Potrei riferirmi ad alcuni atti di grande significato per la nostra rinascita nazionale, potrei riferirmi al riconoscimento del governo italiano nel marzo del 1944 effettuato per primo dal Governo Sovietico, in un momento in cui ci sentivamo isolati dalla vita internazionale, potrei riferirmi alla recente dichiarazione sulla revisione del trattato di pace che ha offerto al popolo italiano l'unica reale possibilità di una sua piena rinascita nella pace e nell'indipendenza, ma questi atti possono apparire esclusivamente politici e quindi non chiaramente percettibili a tutti nel loro profondo significato di concreta solidarietà.
           Ma vi è la testimonianza degli italiani reduci dal fronte orientale che hanno raccolto direttamente dalle popolazioni sovietiche la prova di come in quel grande Paese il sentimento di solidarietà sia una naturale espressione di una nuova civiltà umana e come il popolo sovietico non abbia, neanche allora, quando doveva subire l'aggressione fascista sulla sua stessa terra, giudicato il popolo italiano sulla base della folle politica dei suoi governi.
           Pure l'impudenza e l'imprudenza delle forze reazionarie italiane evidentemente non conoscono limiti e anche sotto l'aspetto che stiamo qui trattando si è voluta condurre una grave speculazione politica sulla sciagura che ha colpito la Nazione. Nell'interno del Paese si tentava di soffocare lo lancio di solidarietà popolare, si ostacolava in ogni modo l'azione svolta dalle forze democratiche, si respingeva, come è accaduto a Genova da parte della maggioranza clericale in Comune, l'esigenza di un'azione unitaria, si destituivano o si imprigionavano con assurde accuse i sindaci democratici, si tendeva in definitiva, per basso e ottuso calcolo politico, a disperdere il valore della solidarietà delle forze democratiche nazionali.
           Nello stesso tempo, anche apertamente e in forma provocatoria, nella stampa ufficiale dei partiti governativi, si offendeva il grande popolo amico dell'Unione Sovietica perché “indifferente”, si lanciavano le più stupide calunnie sulle forze democratiche internazionali, si montava una speculazione politica verso l'esterno di ordine opposto a quella velenosamente condotta nell'interno.
           Il popolo sovietico non ci ha espresso solo la sua solidarietà, ci ha espresso anche con quel grano da semina e con quei trattori che contribuiranno a riportare la fecondità dove è ora rovina e desolazione, la sua certezza della nostra capacità di rinascere.




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