Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Teorie malthusiane (1951)

La popolazione italiana è aumentata sensibilmente ed è anche aumentata la disoccupazione e quindi la miseria del popolo italiano. Secondo me la causa dei nostri guai è sempre quella che fu indicata da Malthus, ossia la sovrappopolazione. Per i comunisti quale fondamento ha il malthusianesimo? (Giorgio Finali)

           Nei momenti particolarmente difficili della vita collettiva negli Stati dove domina il capitalismo si ridà nuova pubblicità alle teorie di Malthus. Per quanto esse siano ormai molto screditate, sia scientificamente che socialmente, pure possono sempre fare un certo effetto e, specialmente in Italia, la frase “Siamo in troppi” viene tenuta costantemente viva dalla classe dominante.
           “Siamo in troppi” è la sintesi volgarizzata delle teorie di Malthus, il quale, come le è noto, circa un secolo e mezzo fa, pose la questione sociale in termini di rapporto fra popolazione e mezzi di sussistenza. Malthus affermò che mentre la popolazione cresce in progressione geometrica (ossia 1, 2, 4 8, ecc.), la produzione aumenta in progressione aritmetica (ossia 1, 2, 3, 4, ecc.) per cui l'umanità sarebbe condannata ad una crescente miseria col crescere della popolazione. Occorre quindi curare l'eccesso della popolazione per curare i mali sociali ed a questa “cura”, dice Malthus, provvedono le guerre, le epidemie, le carestie, le catastrofi naturali e provvede anche l'uomo con il “ritegno morale”, ossia con l'astensione nella formazione di una famiglia.
           I principi di Malthus, anche per chi non abbia nessuna preparazione di economia e di sociologia, solo per la loro brutale antiumanità, appaiono per lo meno sorprendenti e più sorprendente appare il fatto che un sacerdote – poiché tale era Tomaso Roberto Malthus – abbia ritenuta la guerra una profilassi sociale e le epidemie e i terremoti una benedizione della natura.
           Le teorie malthusiane non hanno nulla di scientifico, lo stesso Malthus le enunciò la prima volta senza dimostrarle ed i suoi tentativi di consolidarle in seguito, con analisi storiche o statistiche, non giunsero mai ad alcun serio risultato. Pure esse ebbero grande successo, pure esse hanno resistito al tempo e il nome di Malthus è ancora uno di quelli più universalmente noti.
           Il fatto è che le teorie malthusiane hanno cercato di dare veste scientifica ai principi cari ai reazionari di tutti i tempi. “I poveri ci sono sempre stati e sempre ci saranno”, “le guerre sono inevitabili”, “la necessità dello spazio vitale”, ecc., sono le formule fisse delle classi ricche e dei loro rappresentanti nei governi capitalistici per mantenere e consolidare il loro potere, formule che hanno trovato una mascheratura scientifica nelle enunciazioni malthusiane.
           Noi comunisti respingiamo decisamente le teorie di Malthus. La soluzione del disquilibrio sociale, secondo noi, va posta in termini completamente opposti; la miseria, la disoccupazione, le guerre non derivano dall'eccesso di popolazione, derivano dalle forme della produzione capitalista che non si svolge in funzione sociale, ossia secondo gli interessi e i bisogni di tutta una collettività, ma in funzione del profitto privato.
           Le formulazioni reazionarie di Malthus sono state liquidate sul terreno scientifico dai teorici del socialismo ed esse sono state definitivamente sepolte dalle grandi realizzazioni dello Stato Sovietico. Tutta la falsità dei principi cannibaleschi di Malthus è espressa oggi dalla realtà di alcuni paesi capitalistici a popolazione decrescente e a miseria crescente, a cui si contrappone la realtà dell'Unione Sovietica in cui l'aumento delle nascite è più forte che in ogni altro Paese e in cui è costante l'aumento del tenore di vita di tutti i cittadini sovietici.
           L'inganno di quella famosa teoria sulla popolazione si ritrova oggi nel nostro Paese nella ripresa del ritornello dell'emigrazione da parte di De Gasperi, a cui si contrappone la realtà dei paesi a nuova democrazia, dell'Ungheria, della Rumania, della Bulgaria, della Polonia, sino a ieri riserve di materiale umano per il capitalismo mondiale. Quei Paesi hanno bisogno oggi di tutti i loro figli per fronteggiare le esigenze di una crescente produttività e vedono tornare alla Patria, finalmente madre di tutti i suoi figli, coloro che furono sospinti sulle strade del mondo dalla disperazione e dalla miseria.
           La realtà sovietica conferma che il rapporto popolazione-produzione si rovescia quando crollano le basi dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e quando i mezzi di produzione non appartengono ai privati ma alla collettività. Nell'Unione Sovietica infatti, dal 1940 al 1950, la produzione industriale annua è aumentata del 73%, mentre l'aumento della mano d'opera è stato solo del 15%.
           La lotta contro la miseria, la guerra, le malattie, egregio signor Finali, non è una lotta contro l'umanità, non è una lotta che si vince col sangue, col dolore, le distruzioni e le rinunce, è lotta contro un iniquo ordinamento sociale, contro una ristretta minoranza di uomini che intendono far pagare a tutta l'umanità il prezzo dei loro privilegi.
           La lotta che conduciamo noi comunisti è permeata di profonda umanità e, non fosse altro che per questo, noi respingiamo sdegnosamente le teorie di Malthus.




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