Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Il Piano Baruch (1951)

Cosa ha voluto dire il Ministro degli esteri sovietico, Viscinsky, allorché, nel discorso pronunciato alla Commissione politica dell'ONU sabato scorso 24 novembre, ha affermato che il “piano di disarmo” presentato dagli occidentali non fa che “riprendere ed estendere” il sistema previsto dal vecchio piano Baruch? Qual'è il rapporto fra il piano Baruch, che – se non erro – riguardava solo il controllo della energia atomica, e l'attuale progetto sedicente di “disarmo”? E quali sono, infine, le ragioni per cui l'URSS ha respinto e continua a respingere il piano Baruch?

           In una precedente “lettera al direttore” (mercoledì 14 novembre) parlammo già del sedicente “piano di disarmo” dei tre occidentali, rilevando come esso sia inconsistente nella sua formulazione, o meglio come consista, in realtà, in un semplice piano di spionaggio, cui tutti i Paesi dovrebbero sottoporsi, senza alcuna contropartita, poiché nessun impegno concreto di ridurre gli armamenti viene assunto dai proponenti come base del progetto stesso.
           Notiamo subito che questo criterio della “raccolta di informazioni” non solo sugli armamenti ma sulle capacità produttive e sull'economia dei vari Paesi – cui non fa riscontro alcun impegno da parte dei proponenti – era già espresso nel piano Baruch, mentre l'attuale progetto di “disarmo” non fa che estenderlo, fino a comprendervi le armi cosiddette “classiche”. Ma c'è di più: il piano Baruch fa concretamente ed esplicitamente parte dell'attuale piano dei “tre”, nel quale figura al punto 5, sotto il falso nome di “piano dell'ONU per il controllo internazionale dell'energia atomica”, perché infatti la solita maggioranza automatica dell'ONU, formata da vassalli degli S.U., lo aveva “raccomandato” al Consiglio di Sicurezza.
           Questo basterebbe forse per rispondere, almeno formalmente, alle sue due prime domande. Ma la questione più interessante è quella che Lei pone nell'ultima domanda, essa permette anche di chiarire meglio quanto rapidamente ho detto sin qui.
           La risposta più esauriente sui motivi per i quali l'U.R.S.S. ha respinto e continua a respingere il piano Baruch, l'ha data Viscinskj, nel discorso pronunciato alla Commissione politica speciale dell'ONU il 10 novembre 1949. Cercherò qui di riportare gli argomenti essenziali addotti da Viscinskj.
           Il piano americano reclama apertamente, a favore di un sedicente “organismo internazionale” espresso dalla maggioranza “automatica” dell'ONU, cioè dominato dagli S.U., il diritto di intervenire su qualsiasi settore della vita economica di ogni Stato. Non soltanto, cioè, nei settori che hanno riferimento con la produzione di energia nucleare, ma proprio in tutti i settori dell'attività economica.
           Il piano americano infatti attribuisce al sedicente “organismo internazionale” il diritto di proprietà su tutte le risorse facenti capo alla produzione di energia nucleare: giacimenti, laboratori, impianti industriali. Dal 3.o rapporto della Commissione dell'energia atomica dell'ONU risulta che l'organo di controllo previsto dal piano americano “acquisterà diritto di proprietà su tutte le materie prime a partire dal momento in cui esse saranno cavate dal sottosuolo. Ciò significa – come notava Viscinskj nel discorso citato – che anche l'impiego pacifico e costruttivo dell'energia nucleare non sarebbe più permesso ad alcun Paese, ma sottoposto all'arbitrio dell'”organo internazionale” controllato dagli americani.
           Non solo il “piano Baruch” impedisce la produzione dell'energia nucleare a scopi pacifici, non soltanto esso tende praticamente al controllo di tutta l'attività economica di ciascun Paese, ma esso distrugge anche la libertà della scienza, impedisce cioè in ogni singolo Paese il libero sviluppo della scienza. Infatti il punto 3 del capitolo 2 del rapporto della Commissione per l'energia atomica dice: “Sarà vietato alle Nazioni e ai privati praticare esperienze che richiedano l'impiego dei combustibili nucleari o di isotopi radioattivi, o che possano condurre alla produzione di tali sostanze, in quantità che l'organo di controllo abbia giudicato pericolose”. “Non si tratta dunque – nota Viscinskj – di intervenire nella vita economica di un Paese per impedire l'applicazione dell'energia atomica a scopi di guerra. Si vuole invece avere il diritto di intervenire nella vita economica di qualsiasi Paese, anche nel caso in cui ciò non sia richiesto dalla necessità di lottare contro l'applicazione dell'energia atomica a scopi militari”.
           Infine il “piano Baruch”, mentre chiede nientemeno che il controllo di tutta l'attività economica di tutti i Paesi del mondo, e non a favore dell'O.N.U. - cioè di un organismo in cui tali Paesi abbiano parità di diritti, ma a favore di una commissione controllata dai trusts degli S.U. - non offre in cambio, analogamente al sedicente “piano di disarmo” presentato recentemente dai “tre” all'O.N.U., nessun impegno che gli S.U. intendano por fine alla produzione di bombe atomiche. Infatti un rapporto della Commissione USA per l'energia atomica dice espressamente: “Una delle decisioni concernerà la questione di sapere per quale periodo gli SU continueranno la produzione delle bombe atomiche. Il piano (Baruch) non esige affatto che gli SU cessino questa produzione dopo la presentazione del piano stesso, o dopo che l'organismo internazionale sia entrato in attività. Questo sarà forse necessario ad un certo momento, ma né il piano, né il fatto che esso sia stato presentato da noi, non devono essere intesi nel senso di un impegno a cessare la produzione di armi atomiche subito o in un qualunque momento determinato”.
           Dunque i dirigenti americani, lungi dall'accettare, o dal proporre, un piano per l'interdizione dell'arma atomica, hanno avanzato – e continuano ad avanzare con il loro cosiddetto “piano di disarmo” - né più né meno che un assurdo progetto, diretto a controllare, sotto la costante minaccia dell'arma atomica stessa, l'attività economica o – esplicitamente come abbiamo visto – i “piani economici” dei vari Paesi, e particolarmente dei Paesi socialisti o avviati verso il socialismo, poiché la pianificazione è in realtà il criterio base dell'economia socialista. “E' perciò – dice Viscinskj – che questo piano è inaccettabile. Esso è inaccettabile dal punto di vista degli interessi connessi con lo sviluppo dell'economia nazionale, poiché il controllo della vita economica (di ciascun Paese) sarebbe (secondo il piano) interamente affidato a un preteso organismo internazionale di controllo, e verrebbe sottratto a quello Stato che, lui solo, è competente nelle questioni che si riferiscono allo sviluppo del suo Paese. Un tal piano non può essere accettato in primo luogo perché non è un piano di controllo internazionale, ma un piano di controllo americano: è un super-trust americano che, sotto la maschera di un organismo internazionale, e coperto dal nome della nostra Organizzazione delle Nazioni Unite, cerca di impossessarsi del controllo di tutte le risorse mondiali di energia atomica e di tutti gli impianti per la trasformazione dell'energia atomica”.
           Potremmo dire, in definitiva, che attraverso il Piano Baruch la stessa economia socialista sarebbe controllata, ossia tale economia si troverebbe legata a quella capitalista. E ciò significherebbe frenare l'impetuoso sviluppo del grande Paese socialista. Non le pare quindi che Viscinskj abbia avuto largo motivo di sentirsi portato alla risata di fronte a certe proposte?




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