Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Film sovietici (1951)

Perché i film sovietici (rispetto agli altri) sono così poco graditi in Italia? Se parlate con gli appassionati del cinema in genere, vi dicono senz'altro che i film sovietici sono barbosi, certe sequenze durano secoli e gli attori si muovono in modo ancora primitivo. Io personalmente – e sono un compagno – ho visto tutti i film sovietici finora programmati in Italia e posso dire che non sempre questa gente ha torto. E' vero che tanti film sono pieni di semplicità e di poesia, è vero che si muovono su di un realismo puro, ma purtroppo l'occhio del pubblico è abituato al divismo di importazione USA e non si può distoglierlo da Rita Haywort da Linda Darnel, da Jane Russel, per posarlo ad esempio sulle interpreti del film “La canzone della terra siberiana”. Altri si domandano: “Ma che i russi sono così ingenui? Si ha l'impressione che abbia più esperienza un ragazzo napoletano di dieci anni che un russo di trenta”. D'altro canto io non mi so spiegare come mai i critici, in genere, anche se borghesi, riconoscano con ammirazione e simpatia, l'autorevolezza di registi come Eisenstein, Pudovkin, ecc., se buona parte del pubblico non sa o non vuole apprezzare l'opera di questi registi (G.B. Molinari – Genova Sestri)

           Ho riprodotto integralmente la tua lettera poiché in essa, almeno in parte, vi è già la risposta. Tu dici che i film sovietici sono pieni di semplicità e di poesia, che si muovono su un terreno di realismo puro e dici cosa esattissima ed aggiungi, in modo altrettanto esatto, che purtroppo il nostro pubblico è abituato al divismo di importazione U.S.A. Si deve allora concludere che sarebbe opportuno che il cinema sovietico utilizzasse in qualche modo le formule di Hollywood?
           Tu certo non dimentichi che si tratta di prodotti che scaturiscono da due società completamente diverse e che, per quanto riguarda i film nell'URSS, la cinematografia è sempre un'arte, mentre negli Stati Uniti, è soltanto un'industria che solo incidentalmente esprime opere d'arte. Il cinema, secondo la formula americana, vine inteso soprattutto come un “passatempo” ed a questo scopo esso si avvale anche di aspetti morbosi o di altro genere della decadenza sociale, mentre nell'URSS il cinema ha sempre lo scopo di educare, di istruire, di ritrarre una realtà.
           Il film sovietico va sempre interpretato sulla base della grande realtà umana e sociale di un mondo senza sfruttamento e senza ingiustizia ed allora puoi anche capire facilmente quella che tu chiami “l'ingenuità” del cittadino sovietico.
           Nei film sovietici l'uomo appare quale realmente è nella società socialista, libero da ogni compromesso, da ogni esigenza di sotterfugio, da ogni imposizione all'”arrangiamento”. La “furberia” dello scugnizzo napoletano è qualcosa di infinitamente triste e certe prodezze, riprodotte in pregevoli film italiani, non sono altro che la denuncia di una società che spinge anche i fanciulli ai margini della legalità.
           Il fatto, poi, che anche i critici borghesi esaltano l'opera dei registi sovietici non appare niente affatto strano tanto più che registi come Pudovkin ed Eisenstein hanno insegnato, a suo tempo, molte cose ai registi di Hollywood.
           Sarebbe invece più opportuno che i governi borghesi non impedissero l'importazione dei film sovietici o non li mutilassero ferocemente. Forse così, malgrado i dubbi da te avanzati, si giungerebbe ad una probabile comprensione dell'arte sovietica e dall'arte la comprensione si allargherebbe a tutta la vita sovietica. Ma appunto per questo i borghesi frappongono ostacoli di ogni genere alla conoscenza di questa e delle altre forme di cultura dell'U.R.S.S.




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