Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Coesistenza tra i due sistemi (1951)

Ho discusso con un compagno la questione della coesistenza dei due sistemi capitalista e socialista e della possibilità per gli USA di fare una politica di pace e di scambi con l'URSS e con le democrazie popolari. Io sostenevo che ciò che ha impedito di seguire questa politica è stata la paura di rafforzare il socialismo, con la conseguente sconfitta definitiva del capitalismo. Il mio compagno sosteneva invece che ciò che ha determinato la politica USA è stata unicamente la sete di profitto dei capitalisti. (Giulio Benedetti)

           La premessa fondamentale della discussione di cui mi hai riportato i termini essenziali è l'accettazione del principio della coesistenza dei due sistemi che oggi caratterizzano il mondo: il sistema capitalista e il sistema socialista. Tu sai che questo principio costituisce la base di tutta la politica internazionale dell'URSS, tu sai che esso non è espressione di una esigenza tattica contingente ma è, al contrario, espressione della dottrina marxista-leninista ed in particolare della legge enunciata da Lenin sullo sviluppo ineguale del capitalismo nell'epoca imperialista.
           Questo principio è da tempo uscito fuori dalle formulazioni dottrinarie per porsi con tutto il peso del suo drammatico significato dinnanzi a tutti i popoli della terra, poiché la sua accettazione significa pace, la sua repulsione significa guerra.
           Tu e il tuo amico vi siete posti la domanda: qual'è il motivo per cui gli imperialisti respingono questo principio e quindi perseguono una politica di guerra? Deriva esso dalla convinzione che una pacifica politica di scambi con l'URSS e con i Paesi a nuova democrazia rafforzi il socialismo o deriva dalla sete di profitto dei gruppi monopolistici che dirigono la politica dei Paesi capitalisti?
           E' evidente che nei suoi termini finali questi due aspetti si identificano, poiché socialismo significa anche distruzione del profitto capitalistico, quindi per i gruppi monopolistici la lotta contro il socialismo, che essi perseguono anche con il tentato isolamento politico ed economico dei Paesi in cui si è già levata o si sta levando questa nuova luce, non è una battaglia di idee, ma è la difesa di quelle condizioni dalle quali essi derivano gli alti profitti tipici di quest'epoca imperialista.
           Nel condurre questa lotta essi però non tendono solo a difendere le loro posizioni di predominio e di privilegio che si sono conquistati attraverso lo sviluppo egemonico del loro potere, ossia non tendono solo a conservare le condizioni normali del profitto capitalistico ma a creare, attraverso un'aperta ed intensa politica di riarmo generale, nuove condizioni per un gigantesco aumento dei loro profitti. La discussione con il tuo amico non pone quindi a mio giudizio, una alternativa, poiché nell'attuale politica di guerra condotta dall'imperialismo americano, guida di tutte le sottospecie dell'imperialismo atlantico, si ritrovano necessariamente ambedue gli elementi: lotta contro il socialismo e sviluppo nell'interno dei paesi capitalisti del potere e della ricchezza dei gruppi monopolisti.
           Tu sai, caro compagno, che discussioni di questo tipo non sono necessarie per chiarire teoricamente le posizioni socialiste o imperialiste.
           Non solo nella dottrina, ma nella storia queste posizioni sono da tempo definitivamente chiarite e l'affermazione di Lenin che socialismo e pace sono inseparabili come sono inseparabili imperialismo e guerra ha già avuto ampiamente modo di essere confermata nella realtà degli eventi. Esse sono invece necessarie per chiarire le situazioni di fatto agli uomini e quindi ai popoli, per allargare fra gli uomini e quindi fra i popoli il fronte della pace. E' necessario chiarire che la politica di rottura del mondo che vogliono imporre gli S.U. non impedisce all'URSS, alla Cina e agli altri Paesi di nuova democrazia di andare avanti nella edificazione di una nuova società, di intraprendere e condurre a termine grandiose opere di progresso, di migliorare continuamente le condizioni di vita, sotto ogni aspetto, sia fisico che intellettuale, dei propri cittadini.
           La politica di pacifica collaborazione fra tutti i popoli voluta dall'URSS, dalla Cina, ecc. è diretta non solo al bene dei propri popoli ma anche a quello dei popoli dei paesi capitalisti. La guerra sarebbe una catastrofe per tutti, ma la politica di guerra è sin da oggi una catastrofe per le grandi masse del mondo cosiddetto occidentale.
           Ed è per questo che tutti i popoli della terra, si trovano sempre più uniti nella lotta contro la politica di guerra condotta dalle forze imperialiste.




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