Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Centralismo democratico (1951)

Ho sentito dire da un comunista: “Il Partito ha sempre ragione”. Alla mia osservazione che tale frase mi ricordava un'altra famosa del tempo fascista ha cercato di dimostrarmi che la sua frase era l'espressione della vera democrazia nel suo partito. E' d'accordo lei col suo compagno? (Carlo Scarsi)

           La frase usata dal mio compagno è certamente la deformazione in forza di slogan di uno dei principi fondamentali della vita interna dei Partiti Comunisti: il centralismo democratico, i cui punti essenziali sono fissati nell'art. 23 dello Statuto del P.C.I. Tali principi, che differenziano nettamente l'organizzazione del Partito Comunista da quella dei partiti politici della borghesia significa che, sulla base della forma elettiva per la formazione di tutti gli organi direttivi del Partito e della obbligatorietà della relazione periodica del loro lavoro agli iscritti, le decisioni prese a maggioranza, dopo le ampie e libere discussioni che caratterizzano le assemblee e le riunioni delle organizzazioni comuniste, sono obbligatorie per tutti: la minoranza deve accettare e applicare le decisioni prese democraticamente dalla maggioranza con deliberazione regolare. Da ciò deriva la non tolleranza della costituzione di fazioni nel Partito e quindi la salvaguardia della unità del Partito, forza fondamentale per l'assolvimento della funzione storica che è assegnata alle classi lavoratrici.
           “In regime capitalista, i compiti del Partito sono straordinariamente grandi e vari. Il Partito deve dirigere la lotta del proletariato in condizioni straordinariamente difficili di sviluppo interno ed esterno, deve condurre il proletariato all'offensiva quando la situazione esige l'offensiva, deve sottrarre il proletariato ai colpi dell'avversario potente quando la situazione esige la ritirata, deve infondere in masse di milioni di operai senza partito disorganizzate lo spirito di disciplina ed il metodo della lotta, lo spirito di organizzazione e la fermezza. Ma il Partito può adempiere questi compiti soltanto se esso stesso è la personificazione della disciplina e dell'organizzazione, se esso stesso è un reparto organizzato del proletariato. Senza queste condizioni, non si può nemmeno parlare di una vera direzione, da parte del Partito, di milioni di operai. Il Partito è il reparto organizzato della classe operaia”. Le ho voluto citare per intero un pensiero di Stalin (in “Questioni del leninismo”) poiché non sarebbe stato possibile esprimersi con maggiore chiarezza.
           I nostri avversari hanno completamente falsato il concetto di centralismo democratico. Essi ne conoscono la profonda essenza democratica, ma essi sanno che il principio del centralismo democratico costituisce una potente arma del Partito Comunista per il suo rafforzamento interno e per la difesa dagli attacchi esterni e cercano di gabellare come autoritarismo e dittatura quello che è il risultato di una intensa e larga vita democratica interna, che trova nella critica e nell'autocritica i motivi per un continuo sviluppo verso le forme sempre più perfette.
           La frase del mio compagno non è giusta perché, detta da un comunista potrebbe far pensare ad una distinzione fra Partito e militanti. Il Partito Comunista non è una entità astratta, non è l'espressione di gruppi o di clientele, è la somma delle esperienze, dello studio, della conoscenza, delle idee, delle coscienze di milioni di uomini che tutti contribuiscono a formarne l'anima, il volto e la forza.




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