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Evita e il cavallo
(1951)
La candidatura di Evita Peron alla Vice Presidenza della Repubblica Argentina, resa possibile dalla dittatura del suo “grande” marito, non le pare ricordi i periodi più decadenti delle dittature, come ad esempio quello di Caligola che fece nominare senatore il suo cavallo? (Guido Scolari – Via Trento, 42-5)
Credo che l'accostamento fra i due grandi fatti storici non si esaurisca nella bellezza rispettivamente umana ed equina, dei due protagonisti e neanche nella comune immediatezza rappresentativa dei nomi: la femminilità è in Evita come la cavallinità è in Incitatus, il cavallo senatore.
Vi è anche la questione dei simboli che hanno accompagnato l'ascesa al potere dei due superbi esemplari di razze, simboli che, bisogna riconoscerlo, stanno a dimostrare la sensibile intelligenza dei cortigiani d'ogni tempo. La poltrona di Evita, proposta a monumento nazionale, per la funzione particolare a cui una poltrona è solitamente destinata e che assurge a nuova nobiltà nel caso della giunonica dittatoressa, non è di minore e in definitivo diverso significato dalla greppia d'oro votata dai senatori romani per Incitatus.
Ma l'accostamento storico potrebbe assumere aspetti molto più gravi, quali lo sperpero del pubblico denaro e la spoliazione sistematica dei cittadini per il perseguimento di pazzi sogni imperiali.
Speriamo che il simpatico popolo argentino sappia fermarsi sulla strada dei ricorsi storici di questo tipo.
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