Gelasio Adamoli
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On. Gelasio Adamoli, 24 dicembre 1959
Orazione pronunciata ai funerali di "Virgola"


«Virgola» è dunque morto. Questa frase che hanno cercato di gridare, di scrivere sulle cantonate dei muri, di far circolare nei loro squallidi bivacchi le brigate nere per scacciare la paura dei vili e dei traditori, l'abbiamo dovuta dire noi, suoi compagni di lotta partigiana; l' hanno dovuta dire i suoi amici di ogni idea e di ogni ceto sociale, e a tanti anni di distanza da quell'epoca in cui morire era tanto facile.
«Virgola» è dunque morto. «Virgola» che era passato invulnerabile come un eroe di leggenda attraverso il fuoco rabbioso dei tedeschi e dei fascisti, è qui, inerte, con le carni lacerate, colpito da un'orribile, crudele, ingiusta fatalità, che, sulla strada che lo vide avanzare vittorioso alla testa della sua divisione partigiana, ha voluto che il suo sangue fosse sparso senza gloria.
Mai come in questo momento abbiamo sentito la vanità delle parole di fronte ad eventi come quello che ci fa oggi trovare raccolti attorno ad una bara e che forse solo un silenzio fatto di sgomento e di infinito dolore potrebbe riuscire a commemorare degnamente. Ma noi dobbiamo superare il grande disagio delle parole che possono apparire vane e non degne, noi compagni di lotta partigiana non possiamo dare in silenzio a «Virgola» l'ultimo nostro saluto, perché dobbiamo raccogliere da questa vita che si è spenta tutto il prezioso insegnamento.
Troppo preziosa è stata per la nostra Patria, per il movimento operaio della nostra terra, l'esistenza di Eraldo Fico, di «Virgola», per cercare di conservare tutto il valore e tutto il luminoso contenuto di idee e di azioni, poiché noi dovremo continuare anche per la nostra battaglia, dovremo andare avanti guidati da quegli stessi ideali che fecero dell'operaio Fico un comandante partigiano, un dirigente di popolo, l'espressione della coscienza di una nuova classe dirigente maturata nel grande arco della storia fra il Primo ed il Secondo Risorgimento Italiano.
Furono uomini come «Virgola» coloro che hanno fatto sorgere un esercito di popolo dalla disperata rovina morale e materiale in cui il fascismo aveva fatto precipitare la Patria; i quali, senza armi, senza viveri, senza equipaggiamento, senza esperienza di comando militare, presero la strada dei monti e costruirono, giorno per giorno, distaccamenti, brigate, divisioni, ma soprattutto la coscienza dei giovani cresciuti nell'inganno e nella retorica fascista.
Sono uomini come «Virgola» coloro che hanno scritto le pagine nuove della nostra storia, i cui capitoli definitivi di giustizia, di democrazia, di redenzione dei lavoro umano si vanno lentamente ma inesorabilmente completando.
Sono operai come «Virgola» coloro che hanno saputo raccogliere attorno alle bandiere della Resistenza, contadini, pescatori, intellettuali, artigiani, esperti ufficiali dell'esercito, e studenti adolescenti, e uomini di ogni fede politica e religiosa, coloro che hanno saputo liberare dal disordine e dalla vergogna i reclutati coatti dell' esercito di Salò facendoli entrare con animo sereno nelle file partigiane; coloro che hanno saputo difendere, non solo di fronte alla ferocia nemica ma anche di fronte al sospetto degli alleati, l'onore e la dignità del nostro popolo.
Sono uomini semplici come «Virgola» guidati da un grande ideale e forti della coscienza nella giustezza della causa, che, tutto dando e nulla chiedendo, hanno fatto imprimere nella Costituzione il diritto della emancipazione dei lavoro.
La vera storia partigiana non è stata ancora scritta e quella scritta è tanto lontana dalle scuole o dai discorsi ufficiali. Ma verrà un giorno, e non certo lontano, in cui i fanciulli della nostra riviera conosceranno la Fontanabuona, Calvari, Pian di Fieno, Monte Penna e Monte Zannone come centri di eroismo e di martirio, in cui come in una leggenda, si parlerà della «Coduri» e del suo Comandante, e rivivranno nelle giovani generazioni le emozioni di una lotta generosa, spesso temeraria, ma sempre ricca di contenuto sociale.
Verrà giorno in cui si ricorderà più di quanto si riesca a far oggi, come i 1.400 combattenti della «Coduri» salvarono i macchinari dei Cantieri del Tirreno, impedirono il crollo della galleria di S. Anna, evitarono il bombardamento di Chiavari, Rapallo, Santa Margherita; come quegli uomini, profondamente legati alla loro terra, anche quando distruggere sembrava una inesorabile necessità, combatterono soprattutto contro la distruzione.
Verrà giorno in cui si ricorderà, non solo fra i suoi compagni o i suoi amici, l'esempio commovente dato da «Virgola», un uomo tornato alla vita civile carico di prestigio, decorato dall'Italia, dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica, che aveva espresso nei momenti più difficili le sue alte capacità di dirigente, che aveva insediato con la sua autorità partigiana le nuove autorità democratiche dei Comuni liberati e che, deposta la casacca partigiana e consegnato il mitra, ritornò ad un modesto e duro lavoro, quel lavoro che all'alba di martedì lo chiamò al tragico appuntamento con la morte.
Questi sono i partigiani, questi sono gli uomini purissimi e disinteressati che onorano la terra in cui sono nati e che lasciano a tutti e per tutti un alto insegnamento morale. In questi giorni che un'antica e universale tradizione vuole dedicati alla serenità della famiglia, un vento freddo di dolore è entrato nella grande famiglia partigiana e nella casa che invano attende il ritorno del figlio, dello sposo, dei padre.
I partigiani, i lavoratori, i cittadini di queste terre si stringono attorno alla famiglia di Eraldo Fico, esprimono il sentimento dei più grande cordoglio alla madre che tanto ha contribuito alla formazione morale e politica dei suoi figli, alla sposa e a bimbi che attenderanno invano il ritorno dei loro caro, ai fratelli costernati. Sappiamo che neanche questa grande e commovente dimostrazione di affetto per il loro caro potrà attenuare il cocente dolore: sia di conforto la certezza che essi hanno potuto assumere oggi, che il ricordo di «Virgola» sarà eterno non soltanto nei loro cuori.
Addio, caro compagno «Virgola». Non vedremo più il tuo volto illuminato, il tuo sguardo buono come quello di un bambino, non ci sorriderà più con quella serenità che mai ti ha abbandonato, anche quando la durezza della vita d'ogni giorno non poteva non pesarti: ma sappi che noi non ti dimenticheremo mai.
Ti salutano, assieme a noi, i tuoi compagni morti e quelli sopravvissuti; sono attorno a te i garibaldini della «Coduri» che hanno fecondato con il loro sangue di libertà e di eroismo questa arida terra, sono con te Coduri, Basola, Barba, i fucilati della Squazza, di Santa Margherita di Fossa Lupara, di San Colombano Certenoli.
Addio, caro «Virgola». E' un giorno infinitamente triste, ma non possiamo sostare, dovremo superare questo nuovo grande dolore e quel senso di sfiducia della vita che colpisce anche gli animi più forti di fronte a tragedie come quella che ha travolto te.
Dobbiamo procedere anche per te nel nostro cammino, senza stancarci mai come mai tu ti sei stancato, procedere in avanti come tu ci hai indicato, non distruggere ma costruire come tu ci hai insegnato, battere vittoriosi la strada della libertà e della democrazia come tu hai sempre voluto fare.


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