Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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“Dalla fabbrica che lavora senza direzione si procede alla costruzione, temporanea ma efficace, di un insolito blocco stretto attorno ad una specie di gramsciana "casamatta". Nascono i comitati delle mogli, delle figlie, degli studenti, dei pensionati, dei bimbi, comitati di iniziative nel territorio, nelle scuole”. (96)

     L'avvio dell'occupazione - a sostegno di tredici operai ingiustamente licenziati e in risposta alla serrata dell'azienda da parte della direzione - coincide con l'entrata in scena del neo-amministratore, l’Avv. Federico Nordio, che con i suoi primi provvedimenti aveva frenato la divulgazione di informazione politica all'interno dello stabilimento. (97) Le restrizioni prevedevano: l'eliminazione di ogni informazione politica nelle aree dell'azienda e il divieto di divulgare volantini e di diffondere giornali di partito: si consideri che “LUnità” e “l'Avanti” erano affissi regolarmente in bacheca in fabbrica e le 43 cellule del PCI presenti, a cui aderivano 3500 operai attivisti, attuavano una diffusione capillare. Inoltre, Nordio ostacolò le riunioni degli "esperti di reparto" (i delegati sindacali) bollandole come “condizioni di illegalità interne causate dai lavoratori”. (98)
     In risposta alla serrata dell'azienda da parte della Direzione, gli operai occupano lo stabilimento:

"Per 80 giorni, dal 4 febbraio al 24 aprile [1950, ndr], tecnici, operai, impiegati restati al proprio posto - nella misura del 94% di operai e 70% di impiegati - danno vita alla nuova esperienza dell'autogestione con la prosecuzione normale della produzione, fenomeno mai visto prima, almeno per le dimensioni dell'azienda e la complessità delle 300 lavorazioni da terminare". (99)

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(96) La solidarietà passa attraverso la mobilitazione di comitati di donne (lavoratrici della San Giorgio e mogli), studenti e pensionati; attraverso il coinvolgimento dei ceti medi, che chiudono i negozi in segno di adesione, o espongono i cartelli “questo negozio fa credito ai clienti, lavoratori della San Giorgio”. I sestresi inoltre costituiscono un 'fondo di resistenza', il 9 marzo, per sostenere i dipendenti e a Pasqua viene organizzata una grande raccolta di cibo e doni per tutta la provincia; colpisce anche la solidarietà degli operai dell'Elettrotecnico Ansaldo: constatato il sabotaggio del rifornimento di materie prime da parte della direzione della San Giorgio, e quindi la necessità degli occupanti di approvvigionarsi in maniera alternativa per continuare la produzione, violano l'embargo e li riforniscono a loro spese. (Ibidem, p. 26).

(97) L'Avv. Nordio, recente liquidatore dello stabilimento Savio di Firenze, aveva proceduto in quell'azienda a 1000 licenziamenti circa. I primi provvedimenti restrittivi per la San Giorgio ebbero quale pretesto la condanna all'affollatissima manifestazione organizzata a seguito dell'eccidio di sei operai delle Fonderie di Modena, nel gennaio 1950. (Ibidem, p. 44).

(98) Ibidem, p. 46.

(99) Ibidem, p. 17.