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Partenza per Firenze

      Dopo queste opere fu costretto Raffaello a partirsi da Firenze per andare ad Urbino a sistemare le cose sue, essendo divenuto maggiorenne ed essendo morti i suoi genitori. Mentre dimorava colà fece per Guidobaldo da Montefeltro due quadri di Nostra Donna, piccoli ma bellissimi, della seconda maniera, de' quali uno probabilmente è quello della galleria imperiale di Pietroborgo, già della casa Angouleme, rappresentante una Sacra famiglia con san Giuseppe senza barba, e l'altro più piccolo, dalla galleria d'Orleans passò a quella del signor Delessert di Parigi (v. Passavant, p. 110). Fece anche pel detto Guidobaldo un Cristo all'orto coi tre apostoli dormenti, nel quale ravvisasi ancora tutta la maniera peruginesca. L'ebbe il principe Gabrielli romano, e fu poi comperato dai fratelli Woodburne per 25,000 lire, finché fu venduto ultimamente a Londra presso a poco allo stesso prezzo. Il Passavant ne dà un intaglio nella tavola IX dell'Atlante che correda la sua bell'opera sul Sanzio.
      Dopo queste opere e dopo avere accomodate le cose sue, Raffaello tornò a Perugia, ove fece nella chiesa dei frati dei Servi in una tavola alla cappella Ansidei una Nostra Donna con san Giovanni Battista e san Nicola, tavola stupenda che trovasi al presente in Inghilterra nella collezione del duca di Marlborough nel palazzo di Blenheim. Essa porta la data del MDV scritta nell'orlo del manto della Madonna; se ne ha un intaglio nella tavola XI del citato Atlante del Passavant. Nella predella dipinse tre storie della vita di san Giovanni Battista, della quale solo la meno guasta, che rappresenta la sua predicazione, fu portata in Inghilterra; le altre due, assai più deperite, rimasero in Italia.
      Dipinse anche in Perugia nel monastero di San Severo un Cristo in gloria col Padre Eterno e molti santi, e per le monache di Sant'Antonio di Padova una Madonna in trono col Bambino vestito e molti santi. Nel 1663 le monache venderono le tre storiette della predella alla regina Cristina di Svezia per 3200 lire. Quindi passarono nella galleria del duca d'Orleans, vennero in possesso di un inglese amatore di belle arti. Quindici anni dopo le stesse monache vollero disfarsi ancora della parte principale di quest'opera, e la venderono per 10,70 lire al Conte Giovanni Antonio Bigazzini a Roma. Poi andò nella galleria Colonna, e finalmente ne divenne possessore il Museo nazionale di Napoli.