Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      appoggiati a metodi sistematici e freddi, poco o nulla attribabcon» al vigor dell'ingegno ed alla possibilità d'elevarsi a voli eccelsi.
      Perdoni, gentile Antica, l'impeto di questo mio risentimento, non tanto forse lontsfao dal vero, quanto fuori di luogo : non ancora avendo finito di parlarle delle diverse pittare che rendono si pregevole l'Anconette.
      Chiusi gli sportelli, presentano esteriormente dipinte in chiaro-acaro l'immagine di Nostra Donna Annunziata dall' Angelo. Somma leggerezza, ed in mezzo a certe «prezzatura, tocchi assai pieghevoli e sentiti ammiransi in questa composizione ; meglio non si avrebbe saputo esprìmere il gesto della riverenza con coi il Nunzio celeste appare a Maria, ni l'abbassar soave degli occhi di Lei, pieni di pietà e di pace. E qui cessa la penna, ma vivissimo regna nella mente il diletto della contemplazione di Unti saggi diversi dell' ottimo nostro pittore, i quali ponno estere riguardati nel loro complesso quasi nno studio di cose Raffaellesche, siccome gemme accolte m un solo tesoro.
      Ma tulio ciò che mi sono affaticato «fi esprimerle h un nnlla rispetto alla eloquente delle accennale pitture, e però rivolge-rorami aUo espediente cui dovea pure fin da principio appigliarmi , quello cioè d'invitarla a vederle Ella stessa, «curo che ne rimarrà appieno contenta. Se non ohe, con averle ricordato Raffaello , avrò in Lei risvegliata la rimembranza di quelle altre soe meravigliose composizioni, ch'Ella ben conosce per gli intagli di Morghen e di Volpato, le quali mentre sono all' intelletto una inesauste sorgente di sublimi dilettazioni, rendono il Vaticano ua incanto ; e cosi potrò sperar venia, alla inopportunità del soggetto : poiché a Lei, soggiornante in Grumello, sarebbe stato più conveniente l'imprestare alcuni modi dal Cantor di Mergel-lina o da quello ancor più dolce, encomiatore della campestre solitudine per parlarle all'anima delle vaghezze, che le stannovjOOQle


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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