Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      11 dono più raro di tutti è quello dell' espressione ; ed in questo la natura fu libéralissima verso Raffaello a preferenza d' ogn' altro. Le scuole del quindicesimo secolo, bisogna pur dirlo, neppure pensarono alla vera espressione, considerata in tutti li meriti che le sono proprj, specialmente allorquando deve abbracciare tutte le passioni, tutte le gradazioni d'affetto, cui la pittura può esprimere. Nelle opere degli artefici di quel secolo si trova solamente uniformità nelle movenze dei corpi, e monotonia nella manifestazione dei sentimenti. Il solo genere d'affezione che si legga nelle fisonomie della maggior parte delle figure, è quello della divozione, onde la sola idea esclude generalmente quella della passione. E siamo portati a credere che quella certa calma, o mancanza d' ogni espressione delle fisonomie, che si unisce alla semplicità delle arie di testa, provenga dall' impotenza dell' arte piuttosto che dalla volontà dell' artefice.
      Leonardo da Vinci fu veramente il primo, che facendo uscire la pittura dallo stile ristretto, e dalla maniera del ritratto, pervenne a dar anima alle sue figure, che, senza abbandonare intieramente l'imitazione individuale, seppe riunire nelle sue teste di donna, soprattutto in quelle delle Sante Vergini e dei putti, ad una grazia di contorni, ad una purezza di tratto inesprimibile , ilin sè medesimo la sorpresa giugnendo per ultimo fino alT ammirazione.
      Visitando li forestieri e gì' Italiani le pitture di Raffaello proveranno sempre una nuova e tenera emozione che farà loro ripetere quello che già diceva Dante della sua Beatrice: » lo non la vidi tante volte ancora » Che non trovassi iu lei nuove bellezze.
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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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