Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      niere, non si vede eh' egli abbia perduto da una parte acquistando da un' altra ; come se, per esempio, avesse cangiato la grazia che caratterizza Leonardo da Vinci, per seguire 1' austerità di Michelangelo. Quello all' incontro che si osserva è che, non avendo mirato a tale o a tal' altra qualità che in quanto lo comportavano la natura e la verità, possiamo dubitare che v' abbia avuto giammai da parte sua l'intenzione di farsi imitatore di chicchessia.
      Diciamo ancora che se appo la maggior parte di coloro che gli si oppongono, v'ha nella loro abilità distintiva una superiorità qualunque, è perchè ciascuno di loro ha del soverchio in quello che costituisce questa loro qualità predominante. Leonardo da Vinci fu si graziato nelle arie di testa, che cadde fino nella affettazione. Michelangelo è sì grande, sì ardito nel disegno, che va a cadere nel gigantesco, e nel duro. Laonde si direbbe che 1' una e 1' altra di queste proprietà si sarebbono depurate de' loro eccessi, passando per l'anima di Raffaello, per darci nella più giusta loro proporzione l'idea della vera grazia e della vera grandezza. Trovasi il più negli altri; in Raffaello siamo certi di trovarvi il meglio. Si può dire quasi altrettanto di tutto ciò che appellansi qualità morali della pittura.
      Ma gli artefici, cui spetta più particolarmente il merito pratico dell' arte , riconoscono due divisioni principali , sotto il cui rispetto noi esamineremo ancora quanto prima le produzioni di Raffaello : vogliamo dire del disegno e del colorito, onde la riunione portata al più alto grado, è sembrata sempre ai moderni una cosa quasi impossibile, secondo 1' opinione assai generale che queste due parti dell' arte di dipingere dipendano da due^.ooQle


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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