Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      stiene , un' energia d' espressione che Raffaello stesso non avrebbe potuto superare *.
      Terminiamo finalmente 1' elogio di questo capo d' o-pera ripettendo le parole del Vasari sopra la bellezza della testa del Cristoj la quale dice egli essere il più grande sforzo d' un' arte, che non avrebbe potuto andare più oltre ** j e questo ultimo termine della pittura, segnò pure quello della vita del pittore: Come ultima cosa , che a far avesse, non toccò pià pennelli, soprag-grugnendogli la morte ***.
      * Fra gli elogj ci16 ** fecero 8 questa pittura che furono senza fine e universalmente grandissimi, ci pare che non sia da trascurarsi quello di Orazio di Domenico Alfani, celebre pittore perugino, il quale giunto in Roma poco dopo la morte del Sanzio , e portatosi ad ammirare la Trasfigurazione , proruppe in caldissime lagrime di maraviglia, ed a gran fatica lasci ossi togliere dalla presenza del quadro!
      ** Di questa maravigliosa testa abbiamo veduto uno studio a matita , (atto sullo stesso originale dal valentissimo incisore sig. Pietro. Anderloni, mentre trovavasi in Roma a disegnare li famosi a freschi d'Attila e d'Eliodoro, con tanta diligenza e maestria, che a nostro credere ha saputo rendere e conservare quella bellezza e maestà di carattere, che sì eminentemente seppe esprimere il Sanzio. Woi di fatto contemplandolo, ci siamo sovvenuti fàcilmente di quel candore di luce eterna, di quella purità di cielo, di quell'aria di divinità, che dee beare gli occhi degli Eletti, onde parla il Missirini nella descrizione di questo quadro, applicando al volto del Salvatore que' due versi di Dante = » Fregiarmi la sua faccia di lume » Che facea tutto rider Voriente. Particolarità sublimi che non abbiamo potuto riconoscere in pià di dodici incisioni, che abbiamo veduto ed esaminato, eseguite sullo stesso quadro.
      Vasari, Fita di Raffaello , tom. 3.®, pag. aia. Sappiamo^.ooQle


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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