Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      » 1«sparticolarmente che, visitando col suo maestro le Terme di Tito, lo incoraggiò nel progetto degli ornamenti delle Logge. Pel compiuto riuscimento dell' opera gli mancava la cognizione del segreto dello stucco antico , vale a dire della materia che servi agli antichi per fare e moltiplicare gli ornamenti scolpiti, e le piccole figure in basso-rilievo che si frammischiano colle pitture. Giovanni da Udine ne ritrovò ben presto il processo; lo che ottenne sicuramente decomponendo alcuni frammenti degli antichi ornati, ed alcuni piccoli oggetti, che n' avrà tolto : ed ecco quello eh' avrà potuto dar luogo alla tradizione che venne quindi riferita.
      Il nostro genere di rabeschi, comechè moderno ne sia il nome, è certissimamente lo stesso di quello, che composto anticamente d'un misto di ornamenti molto diversi, formò le delizie un tempo dei Romani, e venne censurato da Vitruvio. Come architetto, e non ammettente ornamento se non il confacente ali1 architettura e al serio de' suoi principj, Vitruvio ebbe ragione : ma come ornatore non avrebbe avuta la ragione con lui. Diversi sono coloro, che non avendo nella loro mente che una sola misura, pretendono di sottomettere alla stessa critica le produzioni più gravi, e quelle più leggeri delle belle arti \ Hawi senza dubbio nell' ornato,
      * Questa osservazione giustissima del valent Quatremere ci pare molto adattabile anche al giudizio troppo rigoroso, e poco ragionevole t che ha dato di questi rabeschi delle Logge Vaticane il nostro italiano Francesco Milizia nella sua Operetta citata, dove, trasportato forse da una troppo esagerata ammirazione, portata ad una specie di delirio per tutto ciò che appartiene alla serietà de'principi del sublime suo maestro Vitruvio, si è creduto disonorare queste opere raffaellesche con termini inventati dalla sua


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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