Istoria della vita e delle di Quatremere De Quincy

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      m\Vmmati com'erano dal desiderio di spargere per tutto il mondo, co' più bei modelli dell'arte, la gloria del loro Autore; ond'è che per il costoro zelo, ripetere si può ora rispetto a Raffaello, ciò che Plinio, sott'altro senso, diceva: Pictorque res communis ter-rarum *.
      Cià vide Raffaello, lui vivente, moltiplicati i suoi lavori per numerose ripetizioni. Morto, essi hanno esercitato del continuo il pennello, or de' più distinti nelle copie emulatrici degli originali, or degli studiosi per apprendere; e sarebbe difficile citar museo, o galleria qualunque, la quale non si
      * Si osservi che appunto l'esattezza de' suoi maraviglisi disegni tornava opportunissima agli intagliatori, i quali non copiano il colorito, e ad ogni altro genere di imitazione. Di più eA Marcantonio Raimondi famigliare di Raffaello, e la scuola del Sanzio, numerosa oltremodo, forniva disegni per essere imitati in Arazzi, od in altre maniere, or copiati dalle opere del maestro, or dal medesimo espressamente composti Del rèsto poi il culto eccessivo tributatosi all'idolo del disegno, principal parte, ma non sola della pittura, è forse fra le cagioni, che hanno reso i moderni artefici, cercando d'imitare più ch'altri Raffaello, meno assai pittori, che imitatori, statuarj ed intagliatori.
      ^.ooQle


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Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Quatremere De Quincy
Sonzogno Milano
1829 pagine 847

   

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