Raffaello Sanzio Architetto di Raffaele Ojetti

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      Questa Casa di Giacomo da Brescia ci ricorda altri due non meno interessanti fabbricati. Benché un' abbastanza giustificata demolizione ne facesse priva la nostra Città, pure il dispiacere non può essere meno sentito per non potersi oggi che solo prenderne conoscenza su disegni tramandataci dalla incisione. Intendo alludere al Palazzo di Monsignor dell'Aquila ed alla Casa nella qual-e abitò Bramante e Raffaello. Giovanni Battista Bran-conio dell' Aquila ciambellano del Papa Medici ebbe la sua abitazione in un palazzo la di cui facciata principale, lunga circa 25 metri, riguardava la piazza di S. Pietro e consisteva in tre piani. Quello del pianoterra, sostenuto da colonne doriche incassate per metà nei muro e formanti un intercolunnio arcuto, aveva una porta nel mezzo con due botteghe per ciascun lato. Al secondo piano, cinque finestre intelarate a fasce e fiancheggiate da colonne, sopra a cui trabeazione e frontone a vicenda in una circolare e nell' altra a doppia pendenza che, richiamando gli altari nel Pantheon, furono ripetute da Raffaello nel palazzo Pandolfini, e che servirono di modello a Baccio d'Agnolo nella Casa Bartolini in cui vi pose come il nostro architetto una nicchia fra finestra e finestra ed aggiunsevi le fasce che ricorrono per tutta la parete al rincontro delle cornici architravate delle finestre. Nell'alto delle nobili finestre, eranvi quei festoni di frutta con maschere e medaglioni che proprio ti richiamano l'idea del gusto che aveva il nostro Sanzio, e alla mano ti accennano di Giovanni da Udine, il quale di stucco, come racconta Vasari, lavorò appunto gran parte della facciata al palazzo di questo Monsignore. E tra questi ornamenti sulla finestra di mezzo vedevasi lo stemma mediceo, per essere stato il Branconi cubiculario di Leone X, fiancheggiato da due aquile che alludono al fondatore dell' edificio. Questi ornamenti mettendo graziosamente in mezzo le finestrine di un amezzado, rendevano decorato vieppiù il piano nobile a confronto degli altri piani. Il secondo di questi ha finestre intelarate con fasce che s'inginocchiano al sommo, forse per allargare la cornice superiore onde meno disdicesse dal grandioso di quella che sta sopra a ciascuna finestra del piano sottoposto. Lo spazio fra finestre ruppe con formelle 0 scamilli vitruviani e fascette rilevate. I riquadri che mostrano di- essere sfondati in dentro tra finestra e finestra ricordano quelli che sono ad eguale modo nell'ultimo piano del Bartolini, con questo però, che qui sono a spigolo vivo e nel Branconi centinati di cornice per l'ovvia ragione di convenienza. Del resto l'uso e l'abuso che Raffaello ne fece nel maggior numero delle sue opere, resta bastantemente giustificato dallaparla di questo medico del Papa. Lo stesso Letarouilly è incerto nel riconoscerne architetto il Peruzzi o il Sanzio.


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Raffaello Sanzio Architetto
Discorso
di Raffaele Ojetti
Tipografia F.lli Centenari Roma
1883 pagine 40

   

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