Raffaello Sanzio Architetto di Raffaele Ojetti

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      menziona espressamente come questo edifìcio sia lavoro del Sanzio. La Chiesa di S. Eligio possiede una cupola semisferica sorretta da quattro archi che formano un quadrato e si aprono sopra i bracci della croce, uno dei quali è terminato da un'abside. Un fregio elevato rimpiazza il tamburro e quattro aperture circolari che assieme al lucernario illuminano la Cupola. In ciascun braccio si trova una finestra detta alla Palladio. All'interno alcuni pilastri dorici strettamente accoppiati formano l'ordine del pianoterra, su cui innalzasi un attico che dà origine alle volte.
      Raffaello in questo primo lavoro sembra ambizioso non d'altro che di restare imitatore sapiente e docile del suo maestro, e per tale modo la pianta ci si appalesa assieme ai dettagli scrupolosamente improntata dai progetti di S. Pietro, che Bramante ci ha lasciati disegnati. Anzi le modanature del piedistallo con il sua plinto, avente un listello in alto ed in basso, devono essere state disegnate dallo stesso Bramante. Questa Chiesetta ebbe nel 1601 un restauro che la sfigurò non poco, se vogliamo stare al disegno che conservasi agli Uffizi (1).
      Alla Chiesa di S. Eligio dovette succedere, come già facemmo osservare, la costruzione della Cappella Ghigi in S. Maria al Popolo. Oggi per gli studi pubblicati da coscienziosi critici, niuno più dubita che questo 'gioiello di architettura non sia in tutto creazione del Sanzio. L' opulento mercante Agostino Ghigi fu il solo fra gli amici di Raffaello che potè vantarsi d'avere ottenuto dall'Artista che spiegasse per lui il suo triplice talento di Architetto, di Pittore e di Scultore. Ciò avvenne nell'occasione della costruzione e della decorazione di questa Cappella, destinata a lui di tomba, che il banchiere ricevette questo ampio attestato di affetto. Raffaello tracciò la pianta dell'edificio (2) e diresse i lavori che rimontano per l'iniziamento al pontificato di Giulio II, poi compose i cartoni dei mosaici della cupola ; in ultimo, noi lo vediamo modellare la statua del Giona, che il suo allievo Lorenzetto in seguito eseguì in marmo. Si ricordi che quel mordace critico del Milizia chiamò questa Cappella il meriggio dell'arte, confrontandola con l'architettura di tutta la Chiesa e con la cappella Cibo. Giudicò quest'ultima l'occaso, come l'opera del Pintelli la vera alba della classica maniera.
      Si attribuisce inoltre al nostro Architetto il restauro della Chiesa della
      (1) Questo disegno è il solo documento che possa rendere giuste le asserzioni nostre e dello storico Muntz.
      (2) Nella raccolta della Galleria di Firenze esiste di mano di Raffaello un disegno a penna di questa pianta con varie annotazioni.


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Raffaello Sanzio Architetto
Discorso
di Raffaele Ojetti
Tipografia F.lli Centenari Roma
1883 pagine 40

   

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