Della vita e delle opere di Pompeo Gherardi

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      virilità, a quello puro e brinante della sua giovinezza. Quanta nobiltà nella carat'cristica testa di S. Girolamo; quanta celeste bellezza nell'Angelo; quanta grazia nel timido giovinetto Tobia; quanto divino splendore nel figliuolo di Dio, e quanta forza di bello ideale nella madre del Redentore figura sì grandiosa e sì nobile. —
      La Galateo,, dipinta a fresco in una sala del palazzo Ghigi poi chiamato Farnesina da' nuovi possessori è pur di quell'epoca (131-4). Il pittore non fece che eseguire la poe'ica descrizione degli antichi. Yedcsi la Nercide vagar dolcemente siili' onde ritta sopra l'usata conchiglia tirata da due delfini di cui regge le briglie e guidata da un leg-giadrissinio Amore. Le nuota a sinistra un tritone avente sul dorso una ninfa, e dietro lui nn cavallo marino montato da un giovine che suona un corno di mare. Alla diritta un'altra ninfa si vede assisa sopra un secondo tritone, mentre un terzo la precede suonando la tromba.
      In Galatea gli antichi simboleggiavano la bellezza dell'animo unita alla grazia del corpo, e Raffaello seppe, col suo genio veramente divino, esprimere con l'arte questo tipo ideale. Così 113 parla egli stesso in una lettera diretta al Conte Baldassarre Castiglione : Signor Conte,
      Ho fatto disegni in più maniere sopra l'invenzione di Y. S. e soddisfaccio a tutti, se tutti non mi sono adulatori ; ma non soddisfaccio al mio giudicio, perchè temo di non soddisfare al vostro. Ye gli mando. Vossignoria faccia eletta d' alcuno, se alcuno sarà da Lei stimato degno. Nostro Signore con l'onorarmi, m' ha messo un gran peso sopra le spalle. Questo è la cura della fabbrica di S. Pietro. Spero bene di non cadervi sotto, e tanto più quanto il mode lo che io ne ho fatto, piace a Sua Santità, ed è lodato da molti belli ingegni. Ma io mi levo col pensiero più alto. Vorrei trovar le belle forme degli editici antichi, nè so se il volo sarà d'Icaro. Me ne porge una gran luce Vitruvio, ma non tanto che basti.
      Della Galatea mi terrei un gran maestro,, se vi fossero


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Della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino
di Pompeo Gherardi
Tipi Savino Rocchetti
1874 pagine 160

   

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